genio farmaceutico

Diciamo che mi sono fatto male, lottando contro il Male.
Il farmacista, osservando le mie ferite quasi-mortali, ha sentenziato: “Ho io quello che fa per lei”.
Bene, ho pensato, ora va a prendere una cintura, un coltello arroventato, del whisky e degli asciugamani bagnati.
E invece mi ha dato questo:

Meraviglia, sono ancora estasiato. Ora vorrei del Beviben, del Secerniunsacc, del Malincovia, del Vivifelicitezz e una goccina, dopo i pasti, di Nessundolor. Non sento niente no, adesso niente no.

B (one letter one book)

Una lettera, un libro. Una lettera, un titolo. Venticinque titoli per venticinque audaci. Eccoli:

  • a, Andy Warhol
  • c, Thomas Sowell
  • C, Maurice Baring
  • “C”, Anthony Cave Brown
  • C, Tom McCarthy
  • E, Matt Beaumont
  • G, John Berger
  • H, Elizabeth Shepard
  • H., Lin Haire-Sargeant
  • K, Mary Roberts Rinehart
  • [K, Roberto Calasso]
  • K., Ronald Hayman
  • M, John Sack
  • N, Louis Edwards
  • O, Omari Grandberry
  • P, Andrew Lewis Conn
  • Q, Stephen Leacock
  • Q, Luther Blissett
  • S, Semaines de Suzanne, AAVV
  • S., John Updike
  • V, Thomas Pynchon
  • W ou le souvenir d’enfance, Georges Perec
  • X, Sue Coe
  • Y: the Last Man, Brian Vaughn
  • Z, Vassily Vassilikos
Vince di un’attaccatura la ‘c’. E per vederli in bella parata, basta cliccare qui:

monumenti (ai) caduti: gussago

Per la rassegna dei patrii monumenti cui arrise la mano felice dello scultore, oggi è il turno di Gussago.

Consacrato agli alpini, che dalla veglia in armi passano alle opere di pace, il monumento, caratterizzato per armonia ed eleganza, mi consta di: padellone parabolico per la ricezione della televisione svizzera, cavettone arcuato di connessione con l’antennone analogico per la ricezione dei canali locali di televendita di tappeti, pennone monco con bandiera invisibile e miniatura dell’empire state building liquefatto alquanto, in primo piano. Secondo quanto mi hanno detto in Comune, è prevista l’aggiunta del decoder entro la primavera duemilaundici.

Tecnologia acciaieristica applicata alla tradizione delle forze armate, nel corso dell’annuale festa degli alpini il padellone viene utilizzato per la preparazione del vin brulé in quantità spasmodica, necessaria allo svolgimento soddisfacente della festa. Utile e dilettevole.

la primavera è vicina (americanueioflaif)

Oggi non ha visto la sua ombra.

Le piccole gioie provenienti dall’America.

sei considerazioni sugli stati uniti

Nel 1961 De Laurentiis spedì il giovane Goffredo Parise negli Stati Uniti, con l’incarico di procurargli un soggetto cinematografico. Parise non tornò con un’idea per un film ma fece quello che sapeva fare meglio: il reportage di viaggio.
Era l’inizio degli anni Sessanta e degli Stati Uniti circolava un’immagine piuttosto oleografica e poco distinta, Kennedy era appena stato eletto, la baia dei Porci era dietro l’angolo e da noi si vedeva “La battaglia di Alamo” di John Wayne. Un po’ poco per capire davvero.

Parise rimase molto colpito da quel viaggio, parlò di uno “choc conoscitivo”, e scrisse alcuni articoli al riguardo, rivolti ai lettori italiani che così poco conoscevano del paese che – Parise già lo intuiva chiaramente – avrebbe radicalmente condizionato la vita culturale e politica di tutti noi. Non era così evidente, allora. Parise, che era capace del miracolo dell’analisi e della sintesi, scrisse un breve prologo nel quale anticipava i temi che avrebbe poi trattato negli articoli: l’horror vacui, la pornografia, la selezione naturale, il consumo, quel che resta dell’arte figurativa, la nuova cultura popolare americana. Gli elementi, cioè, più interessanti per un europeo in trasferta.

Come promesso nel titolo del post, Parise fece nel prologo sei considerazioni sintetiche sugli aspetti degli americani che colpiscono di più un europeo per differenza. Considerazioni che valgono, da sole, molto più di qualsiasi summa di Furio Colombo. Le riporto, perché rivelatorie ancora oggi, oltre che illuminanti allora.

1) La totale assenza di radici. E’ strano, dopo duecento anni di vita nazionale: eppure il vacuum perseguita quel paese come una maledizione e l’uomo prova l’horror di stare poggiato sull’etere, sul nulla, dentro il territorio della solitudine più tragica e alle frontiere della disperazione.

2) L’american way of life è, e sarà sempre di più negli anni futuri, il modello di vita per una sempre maggior parte della popolazione occidentale, specialmente italiana.

3) Là il cittadino medio americano non ha alcuna coscienza di classe; non perché le classi, come vedremo, non esistano. L’uomo medio americano ha subito come una sorta di lobotomizzazione storica e politica e non si rende conto della propria identità politica, delle differenziazioni e discriminazioni sociali e razziali, enormi, che esistono nel proprio paese. E’, al tempo stesso, mansueto collettivamente, violento individualmente.

4) Il popolo americano, dall’uomo più ricco al più povero, manca completamente del senso di proprietà nei confronti del proprio corpo e della propria persona, mentre ha un fortissimo senso, supersviluppato, della proprietà delle cose. E’ assetato e talvolta ricco di prestigio sociale ma è poverissimo e molte volte nullatenente, di dignità.

5) L’America di oggi, dopo la guerra in Vietnam e con l’immenso sviluppo della pornografia e della pornografia criminale è, dopo secoli, la prova della sconfitta di Calvino e di Lutero e della vittoria, dopo secoli, della Controriforma.

6) La nascita di una nuova, misteriosissima e simbolica scrittura, tra grafica e figurativa, che non comunica nulla. Sui vagoni del subway, sui muri, sui box della posta, su furgoni e camion appaiono segni tracciati con bombole spray o con pennarelli giapponesi: sono belli, non hanno alcun connotato stilistico individuale, non significano nulla. E’ la scrittura anticomunicativa per eccellenza: è bella e muta.

Quasi premonitorio, se il dirlo non togliesse qualche cosa alla capacità di Parise di comprendere la realtà non ancora evidente, in Cina come in Laos come a New York. Il libro è: Goffredo Parise, New York, Milano, Rizzoli, 2001.

il cinema indiano d’azione

A metà tra un film di Little Tony e Terminator, nessuno canta ma ci si dà dentro con l’azione: Endhiran. Roba forte.

(grazie a J.avarnanda per la segnalazione).

una bella rinfrescata all’agiografia

Importante riunione al Museo Diocesano. Oggetto: ringiovanire il prodotto per conquistare fasce di consumatori indifferenti al targeting. Più appeal, meno technicalism, i giovani sono globalized, ci vuole un prodotto più fast and fresh.
Briffiamoci.
Proposte scartate dal committente: 1) serie di figurine dei santi ricoperte di popper, da tenere sotto la lingua; 2) serie di adesivi per lunotto posteriore per minicar; 3) serie di albi + film della Marvel sui superpoteri dei santi; 4) fumetto stile Dragon Ball con protagonista San Lorenzo e la sua graticola; 5) cartoon soft-core con le avventure di Santa Barbara e gli esplosivi, Santa Lucia e la vista a raggi x, Santa Cecilia e il suo organo.
Proposta accettata: la versione manga. Ma non è che poi mi diventano shintoisti? Ma no, ‘sti giovani non sanno un belino, vai tranquillo.

Troppo anni novanta, dai.

quella strana sensazione di già letto

A parte il virgolettato, che è d’obbligo resti identico, mi pareva in effetti di avere una strana sensazione di dejà lu:

Il che poi finisce paro paro sul Sole 24 Ore, sulla Gazzetta del Sud, sull’Unione Sarda e così via. Niente di nuovo sotto il sole dell’informazione, basta che poi la smettano di guardare con spocchia chi tiene un blog e, talvolta, copia e incolla. Piuttosto, speriamo che le ragazzuole avide non si fermino, ché a qualcuno ieri sera gli saranno andate di traverso le pennette tricolore.

A margine della giornata politica di ieri, memorabile il momento in cui Bondi, nel dibattito sulla sfiducia, ha ripetuto due volte: “Ma voi vi rendete conto” – rivolto all’aula e a tutti noi – “di quali cose meravigliose si potrebbero fare con il nostro patrimonio culturale?”. Noi no, ma tu, Bondi, dovresti.

l’anello di congiunzione è un concetto idiota

Evoluzione, mignoli, anelli mancanti, luoghi comuni sfatati, paleontologia, piccanti accoppiamenti tra neanderthal e sapiens, migrazioni, occupazioni e lotte, scimmioni e uominiorsomaiale, insomma tutta la bellezza della storia dell’evoluzione raccontata meravigliosamente da Telmo Pievani, brillante filosofo della scienza e biologo evolutivo. Se avete un’oretta e desiderate imparare qualcosa sulla storia dell’evoluzione senza sforzo alcuno, ecco la conferenza di Pievani:

Io raccomando calorosamente. Se, poi, ne desiderate ancora, qui il seguito, fatto di domande e risposte.

“Quando discutiamo di evoluzione, lo facciamo da molti punti di vista. Se ti dico diversità, tu capisci qual è il motore dell’evoluzione, il messaggio imperituro che ci rimane. Però in fondo l’aspetto che più ci disorienta e che non abbiamo ancora metabolizzato è l’idea di contingenza storica: dalla ricerca scientifica si scopre che il fatto che noi siamo qui non era necessario. Non era previsto, ma soprattutto in molte occasioni la storia poteva andare diversamente. A molti fa paura, invece per me contingenza è una parola liberatoria: se non era necessario che noi fossimo qui, allora forse il fatto di esserci dipende un po’ più da noi. È un messaggio di libertà e responsabilità molto bello” (da Intervista a Telmo Pievani).

stickers and books: maledetti inglesi

Cathy Hutton e Alice Tonge hanno avuto una buona idea per i pendolari ferrotrasportati: adesivi da appiccicarsi addosso con la scritta “Wake me up at…” e là dove sono i puntini la propria destinazione. Niente male, sul serio.
Certo, Shepherd’s Bush non è Treviglio ma tant’è, sarebbe bello vedere tanti adesivi quanti sono i pendolari e qualche persona pia che si prende la briga, dolcemente, di svegliare gli arrivanti.

Le due creative, poi, hanno avuto un’altra idea: sovracopertine intelligenti da applicare alla propria rivista o libro, così da sembrare immersi in chissà quale lettura impegnativa. Bella idea, dico sul serio. E il Corriere va in visibilio. Giusto. Ma dico anche: ehi, l’idea è mia. Ed è bella, infatti.
Più di due anni fa proponevo l’“Operazione sottocoperta”, ossia: comodissime sovracopertine per libri già pronte, da stampare, ritagliare e applicare sul libro in lettura. In biblioteca, sul comodino, sul sedile del treno. Per scandalizzare i bacchettoni, suscitare interesse negli sconosciuti, far venire i pensieri ai vostri genitori e congiunti, rendere inquieti gli ospiti.

Certo, io lo facevo per dare scandalo e suscitare la rissa, mentre qui l’idea è di apparire più intelligentoni, è vero, ma rivendico la sostanza e pretendo, dico pretendo, che il Corriere vada in visibilio anche per me e per le mie belle copertine di allora, che riporto qui sotto:

Visibilia, o Corriere, e voi, perfidi albionici, non costringete il mio cervello a fuggire da questo paese per venirsi a riprendere le proprie idee.