il CEPU salva Berlusconi, per ora

E gli studenti, giustamente, si incazzano.
A margine ma non troppo: Mediaset +4,6% in borsa e sale (ore 17.13).

il mondo è invaso dalle api

Ventiquattro ore di traffico aereo viste dal satellite:

Coda sulla tratta NY-Londra.

suggerimento per una sceneggiatura: Pasternak

Boris Leonidovič Pasternak, d’ora in poi “il protagonista”, scrisse in sostanza un unico romanzo nella propria vita ed è, ovviamente, Доктор Живаго, più noto con la faccia di Omar Sharif nell’omonimo film. Il romanzo fu prontamente bandito in URSS a causa del fatto che metteva in cattiva luce alcuni aspetti della Rivoluzione d’Ottobre e il testo non fu il solo a essere perseguitato: anche “il protagonista” fu gradualmente isolato e costretto a una vita del tutto ritirata e complessivamente poverella.

Il fatto è che nel 1957 “il protagonista”, contattato e convinto da Giangiacomo Feltrinelli che in URSS qualche aderenza l’aveva, lasciò che il suo romanzo uscisse dal paese, per essere pubblicato – primo paese al mondo – in Italia, in un’edizione poi diventata storica. Da lì il passo fu breve e il successo fu contagioso in tutto il mondo, anche in ragione di un presunto anticomunismo di cui, a dire il vero, non era così permeato il testo. Certo, non era stato un invito a corte per il ballo, la Rivoluzione. Per ragioni analoghe, a “il protagonista” fu assegnato il Nobel per la letteratura l’anno successivo: prima che l’assegnazione fosse pubblica, “il protagonista” fu avvertito e ne fu, insieme, sorpreso e incredulo, nonché davvero molto lieto.

Ed è a questo punto che quella che finora pareva la storia di un successo letterario diventa un thriller e una spy-story: prendete nota, sceneggiatori di Olivùd, che è roba forte. Il regolamento dell’Accademia svedese prevede che il premio Nobel per la letteratura possa essere conferito a un autore che abbia pubblicato la propria opera nella lingua del paese d’origine. Tale requisito, come si è visto, difettava di certo a “il protagonista”, nonché Nobel in pectore.
Niente pubblicazione, niente premio.
O forse no. Gli inglesi e gli americani, che erano parecchio interessati alla vicenda perché – diciamolo – un Nobel a uno scrittore sovietico che espone considerazioni alquanto critiche verso il Nemico Rosso fa certo un sacco comodo, si organizzarono. La CIA e l’MI5 – e questa è storia – vennero a sapere di una copia del manoscritto del Dottor Živago a bordo di un volo aereo verso Malta, così fecero in modo di far deviare l’aereo e farlo atterrare in Germania (mi pare a Monaco ma bisognerebbe controllare; su, fate qualcosina anche voi, sceneggiatori). Entrarono così in possesso della copia, la fotografarono integralmente e la pubblicarono in una sola copia simulando in tutto e per tutto le edizioni sovietiche, con tanto di intestazione e riconoscimenti vari. Il tutto in pochissime ore, poiché l’annuncio ufficiale si sarebbe dato di lì a pochi giorni. Era praticamente fatta.

E fu così che “il protagonista”, entusiasta per la riuscita del piano anglo-americano, scrisse un telegramma a Stoccolma dicendosi incredulo ed emozionato per il conferimento del premio. Dopo di che, cominciò a organizzarsi per la trasferta. Ovviamente, però, non era l’unico a organizzarsi: non è che in URSS si può mandare un telegramma e poi preparare la valigina senza che nessuno lo venga a sapere. E così fu.
Il KGB, che già aveva subito lo smacco della pubblicazione del libro in russo, bussò alla porta de “il protagonista”, paventandogli non solo l’espulsione definitiva dal paese ma, anche, la confisca dei pochi averi rimastigli e ritorsioni di ogni forma e colore.
E fu così che “il protagonista”, e non oso immaginare quel momento, scrisse un altro telegramma a Stoccolma, o forse lo scrissero per lui: rinunciava al premio e faceva sua la posizione ufficiale del Cremlino. Così accadde. A “il protagonista” venne assegnata una dacia, anche piuttosto grande, e una certa sovvenzione mensile, di certo insufficienti a colmare la delusione che la rinuncia aveva scavato nella sua mente.
Due anni dopo, “il protagonista”, isolato e ormai settantenne, morì a Peredelkino, un complesso di dacie riservate agli scrittori sovietici.

Lo so, lo so, sceneggiatori della cippa, già state lamentando il fatto che l’epilogo drammatico poi mi deprime lo spettatore. Ma perché, dico io? Perché? Non sono forse drammatici alcuni dei più grandi film della storia? Non hanno forse conclusioni tragiche? Eccheppalle con ‘sto botteghino, non se ne può più. Siete schiavi, siete. Va bene, eccovi una fine degna: il Dottor Živago fu pubblicato in Unione Sovietica nel 1988 ed Evgenij Pasternak (il figlio de “il protagonista”) si recò a Stoccolma l’anno successivo per ritirare il premio che il padre non ebbe mai, con sontuosa cerimonia. Soddisfatti? Ma non provatevi, lo so che lo farete, jene siete, a mettere un agente segreto come “il protagonista” del film: quel ruolo spetta al sommo Boris Leonidovič Pasternak, che già tanto soffrì in vita.

E’ o non è un film grandioso? Altro che tizi blu su un pianeta del cavolo che poi non si capisce chi è chi e c’è uno che si chiama Sully. Questo è un film, altroché!

ancora wikileaks: cercare e trovare

Se avete desiderio di capire la faccenda Wikileaks e di metterci mano attivamente, è stato attivato un motore di ricerca per i cables.
Ad un primo test pare funzionare piuttosto bene, certamente meglio di quanto ho fatto io da solo spulciando nel pacchettone di cui si parlava tre giorni fa.

la mia letterina per Santa Lucia

Qui ti posò ma pria mi dimostraro / li occhi suoi belli quella intrata aperta: / poi ella e ‘l sonno ad una se n’andaro (Purgatorio IX, 61-63). Il 13 dicembre è Santa Lucia.

La cosa non paia irrilevante, migliaia di bambini nel nord Italia e in luoghi sparsi in ogni dove stanno sbavando da mesi pensando alla magica notte: infatti, non babbonatale, bambingesù, befane varie, ma Santa Lucia – eroica e leggendaria – porta i regali ai nani, nella notte tra il 12 e il 13. Poiché ella arriva con l’asinello, bisogna preparare la sera prima qualcosa da mangiare per lei e qualcosa per l’asino, carote o simili, perché si ritemprino nella lunga notte. E siccome la santa è protettrice degli occhi e patrona della vista, i bambini che si alzano di notte per spiare diventano ciechi. Gentile e implacabile. Ebbene sì, l’agiografia – e ha del tutto senso – è piuttosto crudele. Come crudele fu il martirio della santa, nel IV secolo: si racconta che fu irremovibile, letteralmente, nelle proprie convinzioni al punto che sei uomini e sei buoi non riuscirono a spostarla.

E’ usanza che i bambini, come in altri casi, scrivano una lettera nei giorni precedenti in cui fanno richiesta di alcuni doni: di solito, la Santa, se è giusta, non porta tutto quanto richiesto, ma una cosa sola, oltre a mandarini, monete di cioccolato, nocciole e noci. E del carbone, perché qualsiasi bambino ha, più o meno, rotto i maroni durante l’anno. Tanto per ricordarsi.

Prima di venire al punto, una gustosa e raccapricciante selezione dei doni più richiesti quest’anno dai nanetti, tratta dal sito specializzato: Beby Eva, Dolce Party, la casa di Barbie, Samby, la fattoria dei cuccioli cerca amici, Barbie video girl, Magic parla e vuole le coccole, Nintendo DSIxl con Nintendogs, la palestra di Winnie the Pooh (occazzo!), la scatola dei Bakugan, MonsterLab, Maxus Dragonoid 7 in 1, Trickpower Mega skate park con 4 skate, Lego Atlantis, Nstrike rider deploy cs – 6 (e qui la santa è nellammerda), il bidoncino della lego, la macchina dei mostri Monster Maker, la pista dei Gormiti, il mappamondo parlante (morte ai giochi didattici), il computer di Ben Ten, le palline di Bakugan (non voglio sapere), Arc-170, Power Core Combiners (Bombshock) Trans Formers, Deck (I Meck Devastatori) Yu-Gi-Ho (sempre peggio), lettino cicciobello, testa da truccare e pettinare (spavento!), la moto che spara i missili, Barbie 2010, Barbie Zoo, Coco Bar (Casetta Animaletti), Barbie che fa la pizza, Barbie Vespa.
Sono basito. E potrei andare avanti per pagine e pagine, ma ho tanta paura. Il migliore, comunque, è Cristian Spada che in una lista lunga così chiede: “un decespugliatore”. Auguri, caro.

Comunque, quest’anno, dopo tantissimi anni che non lo facevo più, ho deciso anch’io di scrivere una lettera:

Il 14 si vota la fiducia al governo. Dai, Santa Lucia, tu ce la puoi fare.
E voi cosa volete da Santa Lucia? Se scriviamo tutti la lettera, ce la possiamo fare, che se aspettiamo Bersani stiamo fresconi.

le contromosse

Wikileaks viene oscurato in questi minuti (ma si può ancora raggiungere qui, almeno ora mentre scrivo) ed è solo un altro atto di uno scontro su tutti i fronti.
Nonostante la stampa italiana riporti solo fatti di costume (Berlusconi inetto e devastato dalle festicciole, fatti noti, la notizia è che nessuno nelle redazioni si prende la briga di leggere alcunché), i contenuti sono piuttosto importanti e man mano che qualcuno offre sintesi qualcuno sobbalza sulla sediolina. Assange, dopo l’accusa di stupro, ridicola, è l’obbiettivo del Terminatore e farebbe bene a guardarsi le spalle anche dagli amici.

Fatto sta che qui è necessario sostenere tutta la faccenda, parlandone, leggendo, diffondendo, oppure facendo fronte all’oscuramento con le possibilità della rete: qui è possibile scaricarsi tutto il pacchettone dei cables (serve un client torrent), per conservarlo, leggerlo, diffonderlo e preservarlo dalla sparizione. Per rimetterlo in giro se dovesse servire. Una bella lotta, non c’è dubbio. Vediamo di fare la nostra parte.

Un esempio interessante:

S. B. ha liquidato ogni considerazione di Elizabeth Dibble come facezie “di una funzionaria di terzo livello”, peccato che la signora fosse, al tempo, la funzionaria in capo dell’ambasciata americana a Roma, con prerogative di viceambasciatrice. E ora è decisamente passata al secondo livello.

la sconvolgente rivelazione di wikileaks

L’ambasciatore americano non aveva mai una ceppa da raccontare.

e ora la banda, i militari e le puttane

Un funerale vero, come quello del Perozzi, con le puttane, donne vere mica le sciacquette da svago, la banda che sgonfia i fiati, i militari in divisa da libera uscita, i ragazzini che fanno deragliare le traiettorie delle vecchie, le vecchie con il bastone che deragliano sì ma bastonano anche, e poi tedeschi, slavi, immigrati, mendicanti, principi decaduti, venditori di caffè, comunisti, lavatori di vetri, codardi e fanfaroni, millantatori e donnone che fanno la polenta: tutti per Mario, uomo coraggioso fino all’ultimo. Perché siamo sinceri, quanto coraggio e quanta eleganza, per tragica che sia, nel decidere che è finita quando il cinema è finito, il tempo scorre vigliacco senza qualità, quando tocca corrompersi negli ospedali, quando si sa che la speranza è un sentimento dei padroni, quando in definitiva ci si è rotti i coglioni.
Purtroppo per noi, lui va e altri restano. Ci si perdoni la banalità, forse, del detto ma il sentimento è tutt’altro che banale: grazie.
E vediamo, ora, di mettere a frutto quello che ci ha insegnato: testa alta e spirito vivo, sempre.

munuocchin’ uorldbag men: bagnacavallo

Là dove regna la violenza, si compie un’altra impresa del munuocchin’ uorldbag men, l’uomo che tenta di fare moonwalking nel mondo sempre con la stessa borsa. E’ il m.u.m., grazie, porta la pace più che un plotone di marines americani in Iraq, poiché il gesto artistico colma le assenze, propaga la bellezza come un contagio, avvicina ciò che è distante per ignoranza, istiga le parole a caso, confonde e rimette al proprio posto, culmina e scavalla quando uno meno se l’attende. La devozione, però, non fa domande: raccoglie e ringrazia.
Grazie, m.u.m.

la macchina del fango ha un psst nella mmmm