L’opera d’arte, ormai è nota, è una banana attaccata con lo scotch americano al muro.
L’opera d’arte viene venduta a centoventimila dollari.
La banana è vera e, quindi, come fanno le banane tende a marcire.
La si può sostituire, dice l’artista, il proprietario può.
Quindi, nel tempo, la banana non è mai la stessa. Poi magari anche lo scotch nel tempo comincia a non attaccare più. Si può sostituire?
Conta il certificato di autenticità, dice l’artista.
Dunque, forse il bene acquistato è il certificato e non l’opera?
Qualcuno, tempo fa, ragionava sulla riproducibilità dell’opera d’arte, ora direi che è tempo di ragionare sulla sostituibilità. Sarà la stessa opera d’arte dell’inizio? Questo richiama da vicino il paradosso della nave di Teseo.
Un grande successo per la banana. Molti gli emuli.
Poi arriva un altro artista e mangia la banana.
Quindi ci tocca ragionare sull’opera d’arte nell’epoca della sua mangiabilità.
Ma visto che tanto la banana andava sostituita, cos’ha mangiato il secondo artista? L’opera d’arte o una banana?
Ed essendo artista, ha compiuto una performance artistica o ha semplicemente mangiato una banana?
Il peccato, qui, non è la banana, il secondo artista o Cattelan, il peccato vero è non avere Roland Barthes che pensa un po’ a tutta la questione e poi ce lo racconta.