Dopo l’uscita dai Genesis, Peter Gabriel pubblicò quattro dischi in cinque anni, tutti parecchio belli. Poiché sono tutti senza titolo, li si chiama convenzionalmente «I, II, III» e «IV» o, per gli appassionati, rispettivamente «Car, Scratch, Melt» e «Security» dalle immagini in copertina.
Dal primo album, «Car», del 1977, che per inciso è molto bello, uno dei pezzi che preferisco è «Modern Love».
È un disco pieno di ottimi pezzi, cito soltanto «Solsbury Hill» e «Here Comes the Flood» per far capire il livello, ma «Modern Love» per me è sempre spiccata tra gli altri. Non per il video, che dev’essere stato girato su una scala mobile a Shepherd’s Bush ed è di difficile comprensione (ma allora i videi si giravano in questo modo) e, pur concedendo tutto alla voglia di Gabriel di travestirsi, la tuta da motociclista e la maschera da fioretto sono davvero curiose scelte. Ma non importa, conta la musica e quella c’è, eccome.
Poi arrivò «So», disco notevole, e la trilogia di dischi intitolati con una sola sillaba e, insieme, una nuova fase della carriera di Gabriel. Ma i primi per me restano i più belli, più artigianali e più familiari (faccio per dire, Gabriel è uno che la produzione la fa e la sa fare eccome). Vualà.
I fly off to Rome to my prima bella / She leaves me in the rain with telescopic umbrella / Ooh the pain – Modern love can be a strain.
Trostfar, gentilmente, raccoglie tutte leccanzoni in una pleilista comoda comoda su spozzifai, per chi desidera. Grazie.