È stupefacente, già in tempi normali, constatare quanta disinformazione venga fatta sui canali social e, soprattutto, su whatsapp, figuriamoci ora col virus e la reclusione. C’è anche un discorso pratico: i boccaloni, quelli veri, e le persone prive degli strumenti per distinguere una bufala da una notizia plausibile usano tutti whatsapp. Non passa giorno in cui qualcuno non mi giri un video assurdo, complottista (ultimamente: Mazzucco, uno che ha portato tesi a favore della terra cava, voglio dire), per chiedermi se si possa fidare o meno. Io non ho strumenti particolari per giudicare, se non una grande dose di scetticismo dettata dall’esperienza e, di conseguenza, rispondo sempre di no, spiegando che se ci sarà mai una notizia importante non circolerà in quella maniera. Parrebbe chiusa qui e invece no: al prossimo video che nel titolo o nella descrizione presenta qualche elemento plausibile di verità desecretata, si replicherà.
Problemi: come ho già detto, nell’arco di due settimane il mio lavoro – consulenze in formato partita IVA ridotta – è bell’e che svanito, evaporato, puf. Perché, ovviamente, le aziende sono chiuse e quelle che non lo sono cercano di stare a galla tralasciando qualunque forma di investimento. Comprensibile. A questo, man mano che passa il tempo, si va progressivamente sovrapponendo il problema dei costi: se non ci sono entrate, diventa difficile sostenere i costi fissi. Ve ne sono alcuni irrinunciabili, almeno al momento, che sono i contributi e gli stipendi dei dipendenti, altri vengono posposti man mano dai decreti del governo. Ve ne sono poi altri, spesso legati ai privati ma non solo, che non sono attualmente normati e che stanno cominciando a creare problemi: sto pensando, per fare un esempio concreto, agli affitti. Gli inquilini, privati o aziende che siano, a fronte di mancate entrate stanno cominciando a discutere i termini di pagamento degli affitti; al momento si tratta di posporre i termini di pagamento verso ipotesi più in là (che so? riapertura dei negozi, ripresa della vita normale), immagino che più si andrà avanti e più si porranno problemi di mancati pagamenti punto. Quindi: chi non guadagna cerca di porre un freno alle spese e chi, dall’altra parte, non guadagna non riceve le entrate sulle quali poteva contare, il circolo è più che vizioso. Io il mio affitto l’ho pagato subito, senza pensarci, però non sto ricevendo quello che – in assenza di entrate lavorative – mi permette di pagare il primo. E diventa un qualche tipo di problema che aspetta solo di ingigantirsi nelle prossime settimane. La rivalsa a cascata non è cosa buona.
Oggi sono andato al supermercato per il rifornimento delle persone che contano su di me e il mio giro di rifocillazione e la novità, oltre alle entrate contingentate, le mascherine, i guanti, gli orari ridotti dei giorni scorsi, è che provano la temperatura all’entrata. Con un pistoletto che puntano alla fronte e che dà subito la rilevazione della temperatura. Ecco, a me oggi il signore all’entrata ha puntato il coso, poi ha guardato perplesso, me l’ha rifatto (e io, a quel punto, ovviamente penso che ci sia un problema), ha guardato ancora perplesso, e me l’ha ripuntato la terza volta. Ahia, mi dico, e mi prefiguro un futuro a breve di reclusione e di diagnosi fatali. Il signore comprende il mio sguardo interrogativo e gira verso di me il pistoletto: lei ha trentaquattro. 34. Perfetto, o sto defungendo o direi che lo strumento altamente tecnologico ci garantisce una vera sicurezza, dentro il supermercato. Essendo sotto la fatidica soglia dei 37,5°, quella del panico, mi fa entrare.
Ecco, questo fa parte di una serie di gesti e comportamenti, vedi le mascherine dei comuni mortali, che non sono in sé utili o importanti, sono semplicemente positivi perché rassicurano chi li fa, chi li riceve e le persone in generale. Ora, a questo punto nessuno si chiede se le mascherine servano sul serio ma chi non la indossa è additato e guardato in tralice. Lo stesso la precisione della rilevazione della temperatura: non importa, ma dà l’impressione che tutto sia monitorato e sotto controllo.
Quindi, va bene.
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La burocrazia dell’emergenza
Giorno interlocutorio, oggi. Aumentano i contagi, si dice, soprattutto in Lombardia; il Presidente Fontana già dalle 15 si dichiarava «preoccupato», chiedendosi «se avessimo sbagliato qualcosa». In realtà, bisognerebbe dire che aumentano i contagi certificati da tampone, e se il numero dei tamponi effettuati aumenta, visto l’evidente “sommerso” di casi sintomatici diagnosticati ma non confermati, allora è naturale che aumentino anche i contagiati ufficiali. Tra l’altro pare che ci siano stati (non solo oggi, ma spesso) dei risultati di analisi comunicati in ritardo di un giorno dai laboratori: un discreto casino. Insomma, i dati in questo caso andrebbero meglio contestualizzati e spesso le statistiche che ci vengono proposte rischiano, di giorno in giorno, di non essere del tutto omogenee dal punto di vista dei dati di input e quindi anche di quelli di output.
Per non farci mancare nulla, poi, anche oggi è stato aggiornato il modulo per l’autocertificazione.
Si era partiti, qualche tempo fa, con un modello piuttosto semplice. Il contenuto della dichiarazione richiamava (anche per comodità del dichiarante) le due norme specifiche che limitavano le possibilità di movimento e aveva il pregio di riassumere le motivazioni per le quali (sole) si sarebbe potuto derogare al divieto.
Oggi le norme citate, che il cittadino deve dichiarare di conoscere, sono divenute una miriade, e a quelle statali si aggiungono quelle eventualmente adottate dalle regioni; le prime almeno sono indicate già nel modulo precompilato (se uno ha la fortuna di avere quello aggiornato), le seconde deve indicarle direttamente il compilante.
(Nota bene: oltre a dover rispettare le suddette norme col suo comportamento, giuridicamente chi dichiara commette un autonomo reato se dichiara il falso, sicché, in teoria, salvo il caso di comprovati legulei, sarebbe molto opportuno evitare di dichiarare alcunché in proposito).
Ma poi, santo cielo, davvero si può pretendere che il comune cittadino continui a compulsare la Gazzetta Ufficiale per capire come e quando vengono aggiornate le normative? È concepibile ed esigibile un onere quotidiano in tal senso per chi, ad esempio, non abbia un computer e una connessione internet? Su quali basi dovrebbe regolarsi, ad esempio, un anziano che non abbia specifiche competenze giuridiche? Sarebbe suscettibile di sanzioni qualora violasse inavvertitamente norme varate la sera prima e annunciate alle 23 in diretta facebook? A cose fatte, prevedo una pioggia di ricorsi per “ignoranza inevitabile” della legge (penale e non).
Anche nell’emergenza, la burocrazia non manca di distinguersi.