La giornata si apre con la notizia (le notizie, in realtà, perché come ogni notizia del periodo circola in multiple varianti) che in Cina (cioè Wuhan e zone limitrofe) i contagi sono in ripresa e, di conseguenza, hanno deciso di richiudere ciò che era stato aperto qualche giorno fa. Prima di tutto, devo dire che la cosa era prevedibile, lo scenario del tira-e-molla tra aperture e chiusure è il più credibile anche qui. Poi, noto con un filo di sgomento che l’andazzo della stampa negli ultimi giorni, non essendovi grandissime novità dai numeri del contagio e dai decreti del Governo, è di sparare una non-notizia a quattro colonne, dicendo poi nell’articolo, se va bene, che si tratta di un’ipotesi e riportando favorevoli, contrari e chi lo sa. Rimarremo in quarantena fino al 18 maggio. Bam! Il virus si trasmette nell’aria! Pum! Il caldo non servirà a nulla! Badabàm! Così, del tutto inutile, sia perché sono asserzioni prive di fondamento, spesso palesemente false, sia perché non apportano alcun elemento in più alla comprensione di ciò che accade. Risultato? Io e altri come me non ascoltiamo più le notizie, se non sporadicamente e verso la fine della giornata, perché se accade per sbaglio di accendere la radio appena svegli, la giornata è senz’altro rovinata.
(AP Photo/Nariman El-Mofty)
La Cina, dicevo, e giù con i ragionamenti dicendo che la seconda ondata della febbre spagnola fu quella sì che fece i morti per davvero, naturalmente il fatto che il contesto fosse un filino diverso – una guerra mondiale, le trincee, condizioni igieniche spaventose, un’idea approssimativa dei virus e della loro trasmissione – non sfiora chi vuole a tutti i costi partecipare al dibattito. Ecco, il silenzio: sembra di essere in un pollaio, stiamo starnazzando tutti a ogni latrato, hai sentito? hai visto?, hai saputo?, e io da qualche giorno ho davvero bisogno di silenzio, perché sono stufo di radio, internet, messaggi e diosachealtro che invadono la giornata con numeri incomprensibili, grafici, tendenze, conferenze, virologi, consigli veri e soprattutto falsi, meme e scemenze, modi per impiegare il tempo, resoconti di gente che fa feste per strada, gente che fa incetta di lievito, signore guarda giù, e anche, se posso dirlo, di telefonate in cui, ovviamente, l’argomento è unico e il cui scopo non è rassicurarsi o avere qualche minuto di sollievo ma scambiarsi fosche previsioni sulla grande distanza. E i tamponi? Omioddio i tamponi, perché non ne fanno di più? Perché non vogliono farli, loro, è evidente. Ma che ne so io di tamponi, se ne vadano fatti di più o di meno o va bene così, non ne so nulla e non ne vorrei parlare, ne parlino coloro che sanno qualcosa di tamponi e sulla loro utilità. E invece no, dobbiamo parlarne tutti. Non vorrei nemmeno sentire i brani degli artisti fatti da casa per tenere compagnia o per opere di solidarietà, va benissimo raccogliere soldi ma se ne può parlare, senza registrare una schifezza in salotto. Non vorrei nemmeno sentire più che andrà tutto bene, perché qua non va bene proprio un cazzo, facciamo che lo dico, una volta, e poi riabbassiamo la testa e ci concentriamo per superare il periodo: ’sta faccenda che ci sta capitando è una vera, solenne merdata, la vita che facciamo è piuttosto brutta e ci attendono tempi abbastanza schifosi. Uff, l’ho detto, possiamo ricominciare.
Andrà tutto bene.
I giorni precedenti:
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In pausa
Continua il valzer dei dati. Ora il trend deve per forza essere incoraggiante. Aumentano (rispetto al numero del giorno prima) i nuovi contagiati? È perché hanno fatto più tamponi! Ieri però, quando i nuovi contagiati (sempre rispetto al numero del giorno precedente) erano diminuiti, il rapporto col numero dei tamponi mica lo segnalavano come criterio preferenziale. Aumentano i morti? È un trend normale, drammatica occorrenza, ma tutto a posto! Però l’altro giorno il fatto che fossero diminuiti era una cosa buona e non veniva venduta come eccezionale o inspiegabile.
Insomma, sempre più l’informazione pare lacunosa e poco significativa, se non per il generico intento di rassicurare, ma non al punto di far abbassare la guardia rispetto alle misure contenitive. Il che, sia chiaro, tanto per il rassicurare quanto per il non abbassare la guardia, può anche essere una buona cosa, ma sa più di propaganda che di informazione. E infatti la gente se n’è accorta e ha maturato un certo disinteresse per dati e statistiche che inizialmente venivano avidamente compulsati per gran parte della giornata e poi trasfusi in altrettante conversazioni.
Adesso invece l’impressione è di essere proprio sospesi: siamo semplicemente “congelati” fino a Pasqua e fino ad allora si tratta solo di far passare un po’ il tempo. Siccome l’obiettivo non è facilissimo da realizzare dopo settimane lunghine passate a casa, ogni occasione è buona per distrarsi: avanti dunque con le speculazioni sul 5G che – oltre al covid – provoca il cancro e induce al suicidio, viva l’ironia sul sito dell’INPS che s’impalla (e a cui Pornhub offre supporto coi propri server), via di speculazioni sulla prossima compagine governativa di “Supermario” Draghi…
Nel frattempo si spera che qualcuno stia davvero pensando a qualcosa di concreto (e di sensato) per il dopo Pasqua, perché uno stand by troppo prolungato in un periodo tanto eccezionale potrebbe anche avere un effetto ansiogeno: come in un thriller o in un film dell’orrore, si ha paura di quel che potrebbe succedere, ma mettere in pausa a metà della pellicola non è che aiuti tanto. Nel nostro caso, sapere che la proiezione è appena iniziata aiuta se possibile ancora meno.