Scrivere, anche questo minidiario, ascoltare un disco nuovo, lavorare a pleiliste musicali per il godimento diffuso, ascoltare musica buona davvero, leggere testi che contengano bellezza e ingegno, vagolare sulle mappe immaginando viaggi alla ricerca di itinerari coinvolgenti, imparare qualche cosa di nuovo, fare qualche conversazione di qualità, inviare una foto o un pensiero appropriato a qualcuno che possa apprezzare, fare un’azione utile per una persona, mettere a posto qualcosa, fare una gentilezza, condividere una cosa bella scoperta da poco, leggere o guardare una cosa che mi faccia fare una risata, fare movimento, buttare via una cosa inutile, pulire un angolino. Queste sono attività che cerco di fare ogni giorno, niente di zen o da allenamento da Karate Kid, tutt’altro, semplicemente cose che mi piace fare e che danno un senso, a sera, alla giornata. Figuriamoci, io che sono insofferente alla disciplina non potrei mai, diciamo che queste cose le faccio e ne son contento ma, magari, ne faccio tre alla volta, oppure una per ore e le altre per minuti, o come capita senza criterio. Cose che facevo anche nella vita normale fino al sette di marzo, la differenza è che poi c’era dell’altro, dalla socialità ai viaggi ai musei ai concerti alle partite alle gite ai giri alle cene fuori al lavoro, mentre ora manca una bella fetta.
Quindi d’accordo, potrebbe andare peggio ma non è che vada benissimo. Un pochino di insofferenza (traduco letterariamente: scoglionamento) si fa strada tra le giornate che tendono ad assomigliarsi una all’altra (trad.: merda, sembra di essere criceti) in questa primavera che avanza (trad.: vaffanculo sole, vaffanculo fiori, vaffanculo teporino) e in cui le giornate sono più lunghe (trad.: vieni buio, su) e così ricche di tempo libero per poter fare le cose che da tempo sognavamo (trad.: mavaccagare).
Esaurita con delicatezza la disamina del periodo, ora vado a trasformare questa situazione forzosa in una bella opportunità per godere di ciò che abbiamo, perché guardate che in guerra era peggio e noi oggi abbiamo anche la tv via cavo.
I giorni precedenti:
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Deficit di attenzione
Scrivere che le giornate iniziano ad allungarsi sembra quasi una battuta di cattivo gusto. In effetti però la luce serale aumenta, si intravede qualcosa fin dopo le otto: sarebbe bellissimo, se non fosse un po’ surreale.
Queste giornate – da poco meno di un mese, ma sembra tanto di più – sono lunghe, più ancora che per il fatto di dover far “passare il tempo”, perché ad oggi non abbiamo affatto una meta certa. Non si sa cosa aspettare e quanto ci sarà da aspettare. Nell’attesa, quasi fatalmente, ci si distrae. Peccato che, in queste condizioni di ansia latente, anche la distrazione funziona maluccio: invece di ingannare il tempo ne dilata la percezione, favorendo così la nevrosi da attesa.
Uno dei sintomi che più si palesano in questi giorni è un crescente e quasi perenne deficit di attenzione. Certe notizie le senti ma non le ascolti, certi dati li vedi ma non li consideri, certi argomenti li sfiori ma non li approfondisci: l’importante è evadere, se possibile molto in fretta, dal presente, da una “realtà” che diviene sempre più asfittica, tra l’altro proiettando un’ombra tutt’altro che rassicurante sul futuro.
Del resto, restare concentrati mica è facile. Intanto non è solo una questione di volontà; poi anche in condizioni normali non viene semplice, in un universo dove tutto o quasi è incentrato sull’“intrattenimento”; infine, bisognerebbe pur sempre concentrarsi su qualcosa, e questo rinvia alla necessità, e insieme alla difficoltà, di avere un autentico “progetto” da sviluppare in questo periodo.
Per ora sto provando a finire tutto quello che (non poco) negli anni avevo lasciato indietro sul versante lavorativo: la cosa aiuta, ma resta pur sempre un ripiego. (Un ottimo ripiego rispetto a tanti altri; non perdo cognizione, per ora, di essere sotto questo aspetto un “privilegiato”). Del resto, la sensazione è che qualsiasi progetto iniziato adesso potrebbe essere a breve “travolto” dagli eventi, sicché investirci troppa energia potrebbe essere alla fin fine uno spreco. E di sprechi di energia, ora, manco a parlarne. Insomma, è un bel rebus.
Una cosa buona, che per lo meno si approssima a un progetto, è che le mie letture si stanno incrementando e che il piacere di leggere molto, intensamente e assiduamente – in potenza anche tutto il giorno (uniche pause: i pasti consumati alla buona e un po’ di movimento fisico per risvegliarmi dal torpore) – non è scemato col passare degli anni.
Sì, questo lo posso ancora (e già) fare!