Il problema dei due metri di distanziamento sociale è che sono, ovvio, in tutte le direzioni, due metri tridimensionali. Ergo, nel caso di una platea di poltroncine, i posti liberi attorno a una persona devono essere parecchi, di fianco, sopra e sotto. Per questo motivo, le ipotesi in discussione per i cinema, le sale concerto e gli ambienti simili è, dunque, di ammettere il venti per cento della platea, seduta a intarsio. Bene, non sarà entusiasmante per chi sta sul palco né per chi assiste ma pazienza. Però: come gestire i costi? Aprire un cinema o un auditorium per una o mille persone ha grossomodo lo stesso costo. Di conseguenza, alcune ipotesi: facilmente, il biglietto potrebbe costare il quintuplo, cinema sessanta euro, concerto tre-quattrocento; oppure l’artista potrebbe ridurre sensibilmente il proprio cachet; oppure, ancora, l’esercente dovrebbe ridurre il proprio margine e, insieme, il distributore nel caso del cinema. Probabilmente, anche stavolta la soluzione starà nel mezzo: un po’ di rinuncia per tutti. Lo spettatore paga di più, l’artista prende meno, il proprietario della sala incasserà meno. Questo per quanto riguarda i settori meno esosi, quelli che invece storicamente sono meno disponibili a compromessi si rifaranno sul cliente. Sto pensando, per esempio, alle compagnie aeree: i biglietti aumenteranno di parecchio, i servizi ridotti di molto. I treni, da quel che vedo finora, idem. I biglietti, ora, costano il doppio di prima, piuttosto facile risolvere la cosa in questo modo. Un ulteriore problema è però questo: mentre alcuni settori prima della crisi pandemica erano in crescita e facevano profitto, altri settori, i cinema più di tutti, erano già in grande difficoltà. Arduo, dunque, pensare di affrontare la situazione aumentando i prezzi o riducendo i servizi, se già le persone tendevano a preferire il salotto di casa alla sala, continueranno a farlo. Se poi non c’è nemmeno il popcorn, figuriamoci, o nemmeno ci si può sedere con gli amici a commentare il film, ovvero manca l’aspetto sociale di tutta la faccenda, sarà dura. Non so se ci fosse ancora qualcuno che andava al cinema per limonare, ma adesso sicuro che non si può. I ristoranti condividono con questo tipo di strutture alcuni aspetti e non altri, di certo la menomazione del grado di convivialità, fattore non del tutto trascurabile. Con l’asporto e la consegna a casa si potrà mettere una toppa alla diminuzione di clientela. Ogni settore dovrà trovare la propria soluzione, o mix di soluzioni. Fino all’artista di strada che dovrà, necessariamente, imparare a cantare con la mascherina, magari suonare con i guanti e inventarsi qualche modo creativo per spingere le persone a donare la moneta.
Nella vita quotidiana, ho ripreso alcune consuetudini. Per esempio, sono stato in ferramenta: ci siamo salutati calorosamente, come dei reduci. Aggiornamento sui due mesi, stati di salute di congiunti e affini, si percepisce il sincero piacere di rivedersi e ricominciare la vita di sempre. Vorrei del grasso per una porta scorrevole, per rimettere in moto tutte le cose. In lavanderia, per le camicie, la stessa cosa, mi raccontano che hanno dovuto chiudere un punto vendita, troppi costi. E questa sarà una costante, insieme alla coda. In forneria, comprare qualcosa di sfizioso, un po’ per festeggiare. Certo, poi qualche idiota in giro senza mascherina a bere l’aperitivo si vede, eccome, ma sono isolati, non ho percezione di ampia trasgressione. Anche perché il controllo sociale è piuttosto serrato, più per la paura di richiudere che di ammalarsi, direi. Se mi tocca tornare in casa per colpa tua, ti vengo a prendere. Chiaro che poi ogni zona è a sé, nella parte lombarda più colpita il timore è più forte. Milano meno. Non bisogna comunque fidarsi troppo delle immagini che girano in televisione o sui giornali, troppi reporter cercano solo la notizia o la fotografia che testimonii la trasgressione ed è anche piuttosto facile farla, basta cogliere l’angolo giusto. Per esempio, i navigli milanesi qualche giorno fa: vero, tanta gente e mica tanto distanziata, qualche gruppetto di ragazzi come se nulla fosse, ma se si aprono luoghi notoriamente di incontro, si apre alla possibilità di acquistare qualcosa da bere e mangiare e invochi la responsabilità dei cittadini come bussola del comportamento, dando peraltro spesso comunicazioni confuse, direi che un po’ di assembramento devi metterlo in conto. Altrimenti quei posti li tieni chiusi, coraggio. Inutile aprire e poi fare la paternale con i vigili. Una di loro, peraltro, commenta riguardo il controllo: «È come raccogliere il brodo con un cucchiaino», beh, dai, pensavo peggio, pensavo fosse il mare. Allora sì che sarebbe stata davvero difficile.
I giorni precedenti:
giorno 61 | giorno 60 | giorno 59 | giorno 58 | giorno 57 | giorno 56 | giorno 55 | giorno 54 | giorno 53 | giorno 52 | giorno 51 | giorno 50 | giorno 49 | giorno 48 | giorno 47 | giorno 46 | giorno 45 | giorno 44 | giorno 43 | giorno 42 | giorno 41 | giorno 40 | giorno 39 | giorno 38 | giorno 37 | giorno 36 | giorno 35 | giorno 34 | giorno 33 | giorno 32 | giorno 31 | giorno 30 | giorno 29 | giorno 28 | giorno 27 | giorno 26 | giorno 25 | giorno 24 | giorno 23 | giorno 21 | giorno 20 | giorno 19 | giorno 18 | giorno 17 | giorno 16 | giorno 15 | giorno 14 | giorno 13 | giorno 12 | giorno 11 | giorno 10 | giorno 9 | giorno 8 | giorno 7 | giorno 6
“Fase 2,5”
Il video odierno di Beppe Sala, Sindaco di Milano, in cui apostrofa inviperito i gaudenti dei navigli esprime in sintesi quello che oggi mi aspetto da un politico serio: provvedimenti liberali in prima istanza, fiduciosi nel buon senso e nel buon comportamento dei cittadini, reazioni immediate in caso di illeciti, proporzionate alla gravità di questi ultimi. E una sana incazzatura, che si trasmette in una certa godibile (ma non triviale) verve comunicativa, lontana anni luce dai ghirigori o dagli intarsi di certi imbonitori di folla.
In tutto questo si fa sempre più fatica a ritrovare sulle principali testate online le statistiche dell’epidemia e quando le si trova la Lombardia continua la sua gara a sé col resto del mondo e continua a vincere la palma della peggiore. Probabilmente non interessa più a nessuno, meno che mai a molti lombardi, ma a questo punto sono davvero curioso di vedere cosa accadrà nei prossimi giorni, anche in rapporto alla possibilità di riaperture differenziate tra regione e regione e delle relative decisioni che, in teoria, dovrebbero essere prese sulla base dell’andamento epidemiologico. Se dovessimo ragionare sul trend odierno, dopo Milano è proprio Brescia la città con il maggior numero di nuovi contagi, sicché fa molto bene anche il Sindaco Del Bono a ricordare a tutti le normative e a rivolgere alla cittadinanza l’invito a non abbassare la guardia.
Sempre a proposito di regionalismo differenziato, oggi è la volta dell’Alto Adige per lanciare la notizia di una “fase 3” anticipata: da lunedì, tutto aperto, compresi bar e ristoranti. La ragione di questo tempismo è più che evidente: si avvicina la stagione turistica e si vuol lanciare un messaggio, anche e soprattutto a chi potrebbe tra non molto arrivare dall’estero. Inoltre, così facendo, si fa contemporaneamente pressione sul governo centrale in vista dei prossimi provvedimenti, che potrebbero appunto essere diversi da luogo a luogo. Capisco tutto, ma è proprio necessario questo tipo di atteggiamento vagamente “sindacalistico”?
Molti amici hanno ripreso a vedersi tra loro e anche a me sono giunte le prime proposte in tal senso, vera e propria cifra distintiva di questa “fase 2,5”. Alcune di queste sono perfettamente innocenti, visto che se si tratta di fare una camminata in collina a debita distanza nulla lo vieta, né la legge né la prudenza. Altre, dal sapore più conviviale, oltre a risultare vietate dal diritto (ma tant’è) sono decisamente più complesse da realizzare in piena sicurezza. La cosa buffa che notavo è che, parlando con gli amici che le propongono o che mi descrivono come già le hanno realizzate con altri, spesso sento delle frasi come “certo, bisogna stare attenti”, ma poi, quando cerco di capire come nel dettaglio si è manifestata questa attenzione, mi sembra sempre che tutto si risolva soltanto nel mettere un po’ di (più che altro iniziale) distanza fisica tra i partecipanti. Forse sono io a essere troppo rigido, e magari tra una settimana farò parte del gruppo, ma di primo acchito mi pare un po’ poco, e di sicuro non un qualcosa che si avvicini a un protocollo di sicurezza credibile.
Cosa bella di questi giorni sono le passeggiate in notturna, illuminate da una luna pienissima e spettacolare, cui proprio ieri sera ha fatto da contraltare terreno la prima, piccolissima lucciola della stagione, che con il suo accendersi intermittente si è avvicinata gentilmente fino a sostare per un istante nella mia mano sinistra. Una meraviglia che potrebbe rinnovarsi ogni sera per più di un mese.