Alle prese da settimane con le sciocchezze, non si parla più della situazione legata al covid-19 nel mondo. E l’Iran? ci chiedevamo ieri sera sulle scale, come saranno messi? Era uno dei paesi messi peggio insieme a noi e ora nulla. Qualcosa dal Brasile ma per le sparate di Bolsonaro, gli Stati Uniti sì per la concomitanza con il caso-George Floyd e il resto del mondo poco o niente. Un po’ come al solito, devo dire, siamo piuttosto ombelicocentrici. Provvedo io, almeno un minimo. A oggi nel mondo sono stati registrati 6.366.788 casi di contagio e 383.262 decessi, complessivamente si procede con circa centomila nuovi casi al giorno. E non si pensi che la cosa sia in regresso perché il picco, finora, è stato toccato il primo giugno, quindi ora. I paesi che destano più preoccupazione, al momento, sono Brasile e Messico, che l’altro ieri hanno avuto rispettivamente 1.349 e 1.092 decessi. Gli altri paesi sudamericani paiono cavarsela non male, in particolare l’Argentina, 570 morti in tutto, la Bolivia, il Venezuela e così via. Anche in alcuni paesi asiatici il contagio è in espansione, in particolare in India e in Pakistan: di fronte a un numero relativamente basso di decessi si registrano invece dati in crescita per i contagi, diecimila al giorno in India, cinquemila in Pakistan. Entrambi i paesi hanno allentato le misure di isolamento ma le polemiche sul mancato rispetto delle norme di distanziamento sono vivaci. La Cina, il superfocolaio nell’immaginario di tutti, in realtà conta a oggi 4.645 morti, il che fa una certa impressione rispetto ai nostri 33.601, una sproporzione a nostro sfavore davvero significativa. Ma anche rispetto alla Germania, che ha avuto poco più di ottomila morti, caso particolare in Europa. Io ho sempre sostenuto, posso produrre testimonianze, che per invecchiare bisogna andare in Germania. E l’Iran? Giusto, l’Iran: dalla fine di marzo il paese faceva registrare un calo costante del numero dei nuovi contagi, da tremila circa agli 802 del due maggio; ad aprile sono state allentate le norme restrittive e nel corso di maggio si è assistito a una risalita dei contagi fino ai tremila odierni (3.574 ieri). Il problema – vediamo se la cosa suona nuova – è che la popolazione non rispetta le norme di distanziamento ma in un’economia già in crisi per le sanzioni statunitensi le pressioni sul governo perché riapra tutte le attività produttive sono molto forti. Per finire con un’amenità, in Giordania hanno celebrato un bel matrimonio con circa trecento invitati, una bella festa al chiuso con danze e torte, belle chiacchiere ai tavoli e una bella sporta di allegria, alla faccia di chi ci vuole male. Tutto bene, non fosse che il padre della sposa, e già qualche riferimento cinematografico vien fuori, era positivo e ha contagiato 76 invitati, circa un quinto dei presenti. Espansivo, non c’è che dire. I settantasette contagiati del matrimonio, a questo punto, sono il 24% di tutti i contagi in Giordania: questo l’ho fatto io, potrebbe dire qualcuno con un certo mal riposto, sfavillante, orgoglio.
Da noi, piove. Chiude l’ospedale nelle Marche (aperto il 23 maggio, durato meno di due settimane e costato 12 milioni, per fissare un paio di punti) e per Bertolaso sono due su due ma a lui non importa, perché è già in Sicilia a lavorare per la Fase 3. Auguri, l’importante è spostarsi velocemente e di continuo. Il meglio lo dice Musumeci, parlando del suo consulente nuovo di zecca: «Ha chiesto un compenso di un euro, per non far pagare alla Regione il vitto e l’alloggio ha deciso di usare la sua barca» e queste sono le puttanate che preferisco, delicati ritratti di persone generose che ti fanno risparmiare duecento euro al giorno e spendere venti milioni per ospedali inutili. Ma che importa? Oltre a vivere nella sua barca, Bertolaso profetizza: «L’estate trascorrerà tranquilla», bene, allora io vado fiducioso. Ma quali sono le tendenze make-up in tempi di pandemia?, ci si chiede. Beh, si punta sullo sguardo magnetico, a causa della mascherina, cercando di renderlo il più espressivo possibile. Ma qual è il segreto? È adattare mascara e ombretto al colore dell’iride. Ma pensa. Sempre per restare ai fatti importanti, salta fuori una notizia, riportata da tutti i giornali, di un interessamento di Conte al progetto del ponte sullo stretto di Messina. Sarei curioso di vedere l’agenda delle priorità, a questo punto, se non pensassi che c’entri davvero poco con Conte stesso. Non male, ma la mia preferita del giorno è la lettera di Zingaretti al Sole 24 Ore in cui ribadisce il proprio sostegno al Mes «senza se e senza ma» e – possibile non colga il bisticcio? – io penso subito «al Mes senza ses e senza mas». In tutto il mondo, la situazione attuale mette un po’ in crisi le leggi che proibiscono di coprirsi il volto, scopi religiosi, scopi rapina e tutto quanto può venire in mente, e la cosa crea un corto circuito di quelli che a me piacciono.
I giorni precedenti:
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Un giorno di pioggia
Oggi è stata una giornata completamente di pioggia, come non se ne vedevano da un bel po’. Questo, paradossalmente, costringendomi di fatto in casa tutto il giorno, mi ha riportato indietro nel mezzo del periodo covid: mentre lo scrivo, capisco che già nella formula spira un’aria di trascorso, di passato. Arriveremo a rimpiangere anche quel periodo? Non saprei, ma sono disposto ad ammettere pure questa possibilità. Il tempo porta a edulcorare molti ricordi riferiti a situazioni che, come quasi tutte le nostre esperienze, nel momento in cui le vivevamo avevano in sé il bene e il male. Valga come esempio la classica rievocazione del tempo della propria infanzia, che i più tendono a idealizzare come momento spensierato, non foss’altro perché non gravato di eccessiva consapevolezza per l’avvenire. Ascoltavo qualche giorno fa una intervista di Umberto Eco, il quale a tal proposito provava a smitizzare questo genere di discorsi, ricordando come da bambini e da fanciulli si è pur sempre (trattati da) persone incomplete, perennemente sotto tutela.
Anche il covid, analogamente, nel suo costringerci in uno spazio (fisico e mentale) più ristretto, ha limitato la tastiera con la quale potevamo esprimerci. Ma come un editoriale che non può avere più di tremila battute, alla restrizione della superficie corrisponde, almeno in potenza, una (per lo meno possibile) maggiore profondità. Ci abbiamo guadagnato o perduto? La risposta, per quanto possa desumere dalla mia esperienza, dipende in gran parte da come abbiamo deciso di (e concretamente saputo) vivere il momento. Personalmente, da quando un caro amico e maestro me lo ha fatto capire, pur non ricercandole tanto so apprezzare le limitazioni per la loro carica di sprone a chiarificare le mie priorità, a definire o a ribadire ciò che è per me davvero essenziale. Si tratta quasi sempre delle stesse cose, ma anche solo il fatto di mantenere per quanto possibile vigile l’attenzione su di esse è per me un’abitudine importante, da coltivare.
Frattanto i giornali continuano a sparare le consuete minchiate, giunte quasi al livello ante covid, salvo forse per il fatto che non sento parlare tanto del futuro del PD, così come è da qualche tempo che non leggo una dichiarazione di Renzi. Ecco, l’ho detto.
Le performances di Brescia – non per nulla “la forte”, “la ferrea” – continuano a sfavillare: nonostante su 177 nuovi casi in Italia, noi da soli ne contiamo 20, che sarebbero stati sicuramente molti di più se i tamponi effettuati in giornata non fossero stati soltanto 3410 (a fronte degli 11.000 e rotti di ieri: si può sapere perché?) in tutta la Lombardia. Nulla però sembra poter fermare la ripresa, che “galoppa” anche nel settore dei trasporti: dopo una lunga assenza è stato ripristinato il frecciargento Brescia-Roma delle 17, bel colpo per chi, come me, era abituato ad andare verso bologna con soli collegamenti diretti. Le sedute sono esattamente come le avrei sempre desiderate, senza nessuno né davanti né di fianco, e i prezzi alti ma non esorbitanti: evidentemente vorranno prendere le misure e valutare poi come strutturare l’offerta. Per ora Italo non pervenuto, ma intanto anche dal punto di vista pratico muoversi inizia a non essere più semplicemente una possibilità astratta o riservata ai possessori di automobile.