Immuni: da domani l’app esce dalla fase di test per quattro regioni, parecchi italiani hanno deciso di scaricarla e sono, felicemente, riusciti a farlo, un bel po’ di altri no. Questi ultimi sullo store hanno individuato l’app Immune System, che è un’app formativa inglese per comprendere il funzionamento del sistema immunitario, l’hanno scaricata come se e poi hanno fatto piovere recensioni scandalizzate (e del tutto sgrammaticate per la gran parte, Raffaella: «Ne anche una parole in italiano», Gianluca: «app per Italia peccato che è scritta tutta in inglese non hò la più pallida idea di cosa c’è scritto» e avanti per pagine e pagine di questo tenore) perché l’app non funziona e non è nemmeno in italiano. Errore mio? Nemmeno considerato. Altri italiani si provano a mettere una toppa avvisando: «Messaggio per gli italiani: questa NON è l’ app Immuni, possibile che dobbiamo sempre farci riconoscere? È imbarazzante leggere le vostre recensioni qui sotto! I do apologise for all the Italian dumb comments. They believed this was the italian app called IMMUNI to track COVID-19. I am speechless», «ITALIANI: NON È L’APP IMMUNI DEL MINISTERO, È UN’ALTRA APP SUL SISTEMA IMMUNITARIO! Sorry for all the Italian bad reviews» e così via. Naturalmente, anche tra coloro che sono riusciti a installare quella giusta, che è già una bella selezione preventiva, ci sono virologi ed epidemiologi laureati: «App inutile se non si fanno i tamponi» (Gianni), certo, «Una delusione, 7 giorni per poterla installare. Non da alcuna informazione» (Daniele, chi glielo dice che parte domani?), «La configurazione inizia con l’invito a dare un certo codice “a un operatore sanitario…”. Ma che significa in tradotto in termini concreti? Dove vado, a chi mi rivolgo?» (Santo, che ha difficoltà a comprendere le istruzioni) e così via. A difesa di qualche sciagurato, va detto onestamente che il messaggio di avviso «notifiche di esposizione non attive», che significa semplicemente che l’app non è ancora attiva, induce invece a pensare che vi sia qualcosa che non va. Comunque, cercando «Immuni» sul Play store tra i film viene suggerito «Io sono leggenda» e la cosa non è priva di senso, se sapete di che parla o conoscete Matheson.
Friuli Venezia Giulia, Calabria, Molise, Basilicata e Puglia oggi non hanno rilevato nuovi positivi, Veneto, Toscana e Umbria uno solo e in dieci regioni nessun decesso (per covid-19, s’intende). Buone notizie. Altre meno: Fontana si è molto arrabbiato col Fatto quotidiano e Report che hanno dato notizia di come Regione Lombardia abbia dato con incarico diretto una commessa da mezzo milione di euro a Dama Spa, società gestita dal cognato di Fontana e col 10% del capitale in mano a sua moglie, sempre di Fontana. Nonostante la fornitura sia avvenuta e sia stata pagata, Fontana sostiene si sia trattato di un errore e che fosse una donazione, peraltro avvenuta «a sua insaputa», Scajola e Raggi nel frattempo ricevono le royalties ogni volta. La centrale unica acquisti regionale ARIA spa non è nuova a questo tipo di, mmm, come chiamarli?, pasticci: in piena pandemia ha ordinato 18 milioni di mascherine alla ditta di pannolini di Rho Fipp (15 milioni sono ancora nei magazzini); ha affidato direttamente alla Diasorin la fornitura esclusiva di test sierologici a più di tre euro al pezzo, quando altri gruppi internazionali ne chiedevano la metà. La destra urla alla campagna d’odio contro Fontana e io confermo: sì, lo odio. Senza la campagna.
In ospedale riprendono le visite normali, o quasi, si calendarizzano lentamente gli appuntamenti, piano piano le cose paiono ripartire anche lì. È un sollievo, come ho già scritto penso ai malati che in qualche modo sono stati abbandonati nei mesi scorsi, lasciati soli di fronte alla malattia e a tutti i pensieri oscuri notturni. Domani anch’io andrò dal medico per una visita, banale, che avrei dovuto fare a fine febbraio.
I giorni precedenti:
giorno 91 | giorno 90 | giorno 89 | giorno 88 | giorno 87 | giorno 86 | giorno 85 | giorno 84 | giorno 83 | giorno 82 | giorno 81 | giorno 80 | giorno 79 | giorno 78 | giorno 77 | giorno 76 | giorno 75 | giorno 74 | giorno 73 | giorno 72 | giorno 71 | giorno 70 | giorno 69 | giorno 68 | giorno 67 | giorno 66 | giorno 65 | giorno 64 | giorno 63 | giorno 62 | giorno 61 | giorno 60 | giorno 59 | giorno 58 | giorno 57 | giorno 56 | giorno 55 | giorno 54 | giorno 53 | giorno 52 | giorno 51 | giorno 50 | giorno 49 | giorno 48 | giorno 47 | giorno 46 | giorno 45 | giorno 44 | giorno 43 | giorno 42 | giorno 41 | giorno 40 | giorno 39 | giorno 38 | giorno 37 | giorno 36 | giorno 35 | giorno 34 | giorno 33 | giorno 32 | giorno 31 | giorno 30 | giorno 29 | giorno 28 | giorno 27 | giorno 26 | giorno 25 | giorno 24 | giorno 23 | giorno 21 | giorno 20 | giorno 19 | giorno 18 | giorno 17 | giorno 16 | giorno 15 | giorno 14 | giorno 13 | giorno 12 | giorno 11 | giorno 10 | giorno 9 | giorno 8 | giorno 7 | giorno 6
Indici plurimi
Senza voler smentire il tenore tra il positivo e l’ottimistico del discorso di ieri, oggi mi è cascato l’occhio su un dato meno rassicurante, vale a dire la variazione dell’indice di trasmissibilità: il famigerato Rt, che deve rimanere sotto il valore di 1 perché non si superi il livello di guardia. Naturalmente, come del resto anche tutti gli altri (incremento percentuale dei nuovi contagi; loro incremento assoluto; saturazione degli ospedali e delle terapie intensive; numero di decessi etc. etc.), non si tratta che di un dato, di per sé non sufficiente a descrivere la situazione nel suo complesso ma sicuramente significativo per illuminarne una parte. Ebbene, l’indice di trasmissibilità è stato monitorato settimanalmente dal 4 maggio in poi, e in tre regioni particolarmente colpite dal Covid come Lombardia, Piemonte ed Emilia Romagna, ha avuto un andamento simile: partendo da un dato molto simile (rispettivamente 0.61, 0.58 e 0.60) si è poi avuto nella seconda settimana un discreto miglioramento (0.51, 0.39, 0.49) evidentemente ancora dovuto all’inerzia del lockdown, per poi tornare a crescere, qui chiaramente in rapporto alle riaperture. Fin qui niente di strano (ci sarebbe il caso Veneto, a dire il vero, che un po’ di distacca da questo modello, ma lì il discorso pare molto condizionato dalla politica radicalmente differente praticata a livello dei tamponi).
La cosa che invece stupisce è che dalla terza settimana le curve iniziano a divergere in modo piuttosto sensibile e mentre Piemonte ed Emilia-Romagna vedono l’indice crescere (0.50, 0.55) e poi stabilizzarsi nella quarta settimana, quella dal 25 al 31 maggio (0.58 entrambe), la Lombardia gioca il suo campionato autonomo e passa dallo 0.75 della terza settimana allo 0.91 della quarta. Insomma, se dovessimo guardare il trend sotto questo aspetto ci sarebbe sicuramente di che preoccuparsi, considerando molto banalmente che, superata l’unità, l’epidemia cessa di essere sotto controllo e si dovrebbe tornare a chiudere non dico tutto, ma sicuramente qualcosa.
È vero, con numeri così bassi in assoluto di nuovi contagi (certificati) e un numero elevato di tamponi è facile che anche pochi nuovi focolai, magari scoperti tempestivamente, facciano balzare una regione da zona verde a zona rossa (e viceversa, se i dati vengono in qualche modo ritoccati, magari anche solo ritardando i conteggi), per cui anche nella interpretazione di queste considerazioni si deve praticare molta prudenza.
Non manca stancamente di colpirmi, tuttavia, come un campanello d’allarme di questo tipo venga segnalato solo in modo del tutto marginale in un post di Emilio del Bono, mentre anche solo un mese e mezzo fa sarebbe stato sbandierato in diretta TV da almeno un paio di Bertolaso e Colao (a proposito, ma dove sono finite tutte quelle task force?), generando copiosi dibattiti tra i soliti incompetenti.
Sono giorni dal cielo plumbeo, con nuvole che coprono l’intera gamma cromatica dal grigio chiaro al quasi nero e che, a quanto suggerisce il meteo, andranno avanti tutta l’entrante settimana tenendo ancora basse le temperature. Se devo fare un pronostico, dopo rischiamo di avere la classica botta di caldo che negli ultimi anni si ha sempre presentato il conto a fine giugno: se il caldo è nemico del Covid (come sicuramente lo è del sottoscritto) lo vedremo presto, in concomitanza con la riapertura dei confini nazionali e la fine di questo diario.
Ecco, oggi il TAR ha annullato l’affidamento alla Diasorin per i test sierologici, quando si dice il tempismo perfetto.