minidiario scritto un po’ così dei giorni in Europa al tempo del contagio: giorno sei, Belgio

Un pasto al giorno lo devo pur fare. Capita raramente di trovare il posto giusto, il posto del viaggiatore: un posto piccolo, spesso a conduzione familiare o tra amici, di cucina tipica del luogo, magari senza menu ma con le proposte del giorno. E lì non si deve ordinare, ci si deve fidare e affidare. Altrimenti, si finisce a mangiare sempre le cose che piacciono e che si conoscono già. Posti, insomma, come dovrebbero esistere anche da noi, mi limito alla Lombardia: un minestrone molto buono, una frittata notevole, delle polpette ottime. Sarebbe già molto. Cose così, basta con le acciughe del cantabrico adagiate su un letto di mandorle del Kerala accompagnate da una fonduta di Emmenthal del Lagenthal. È raro però capita e a me ieri sera è capitato: ho trovato il posto giusto. Mi sono affidato, si capiva che sarebbe andata bene. Please, choose for me: the most dutch thing you have. La cosa più olandese che avete. E così è: uno sbobbotto di patate e spinaci a far da letto a una polpettona di carne formato palla da tennis, da innaffiare con un intingolo simile a quello per gli arrosti e, infine, una manciata di pezzi di tipo-feta gettata sopra con nonscialans. Proseguiamo, via con il dolce più olandese: coppetta mezza yoghurt acido e mezza vaniglia dolce e uno sciroppo di frutti di bosco da buttar sopra a volontà. Beh, tutto ottimo. Sarà il posto, sarà che sto bene, sarà che a me piacciono queste cose perché ho il supergusto e tre sapori insieme mi mandano in confusione, insomma una meraviglia. La lattaia di Vermeer a punto croce appesa sul muro (si vede, qui sotto) è stata la ciliegina. Tutto perfetto.

La foto mi è proprio venuta storta, non è un vezzo.

Piove, di quella pioggerella che dura tutto il giorno e non rompe al momento ma sulla distanza. Non importa, è il bello del viaggio con lo zaino. Vado, come da piani, verso il Belgio. A Machelen, o Malines a seconda che uno sia fiammingo o vallone, e mi convinco sempre più della mia idea di abolire il Belgio per farne un territorio europeo comune. Il Belgio è colpa degli inglesi, me l’ha insegnato Barbero, che l’hanno incoraggiato e lo mantengono dal 1830 per avere un comodo sbocco in Europa per ogni evenienza. In Belgio qualche scoppola di più di covid-19 devono averla presa: le mascherine sono obbligatorie in tutti i luoghi chiusi, i pagamenti si devono effettuare con carte di credito, la distanza è predicata in ogni dove, i separatori in plexiglas ci sono a ogni sportello, in chiesa è proibito cantare. Eh sì. Niente tuseilamiavitaaaa, altrooiononhoooo (però fatta nella versione protestante). Per dire, in albergo mi fanno appoggiare la carta di identità al vetro per non doverla toccare, poi però la carta di credito quella sì, e la chiave di ritorno pure. Mah. Qui in città fanno tutta una campagna per la prevenzione da contagio da covid-19 che chiamano «2800love» che io, lo giuro, mi sono impegnato molto ma non ho capito cosa voglia dire. Anche uno locale non me l’ha saputo dire.

Tra le misure di prevenzione, anche qui chiedono i dati anagrafici in ogni bar o ristorante. Pronti: Ganesh Calindri-Duse, corso Unione Sovietica 18605 (è una via lunga), Malindi (Kenya), telefono il telefono della segreteria politica di Salvini. Note? Mmm, nessuna. E «Immuni» continua a non suonare.

Uno dei motivi per cui sono a Malines / Mechelen o in italiano storico Mellina è perché, oltre a essere una graziosa cittadina con un’enorme cattedrale gotica-brabantesca e un bel municipio, è stata la residenza di Margherita d’Asburgo. La faccio più breve che posso: morto Filippo il Bello e, di conseguenza, internata Giovanna di Castiglia (detta appunto «la Pazza», porella, esclusa per ragioni di successione), due dei loro sei figli furono mandati a educarsi in Spagna e gli altri quattro dalla zia Margherita, figlia dell’imperatore Massimiliano I. I quattro, dei quali tre femmine, furono tirati su in modo impeccabile da uno stuolo di formatori tra cui il più noto è certamente il futuro papa Adriano II. Margherita, due volte vedova e donna di grande carattere, cultura e capacità politica (e bellezza, si tramanda), ebbe la carica di reggente nei Paesi Bassi finché uno dei suoi nipoti, il maschio ovviamente, divenne imperatore come Carlo V. Il suo palazzo in città è uno splendido esempio di stile rinascimentale fiammingo. Qui sotto, Margherita in una immagine fedele di poco successiva. Figura molto interessante, Margherita, influente anche sul futuro imperatore e, mi pare, senza il tipico mento pronunciato degli Asburgo.

Nel pomeriggio mi sposto a Lovanio, venti chilometri sì e no, sede di un’università quattrocentesca nota e celebrata e che nel 1968, per le solite manfrine tra fiamminghi e valloni, venne scissa in due parti: la fiamminga Katholieke Universiteit Leuven (o KUL, certo), rimasta in città e la francofona Université catholique de Louvain piazzata a Louvain-la-Neuve, città che venne addirittura creata appositamente. Ora io mi ripeto: è possibile? No, non è possibile. S-m-ee-mmb-r-ar-ee il Belgio.


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2 commenti su “minidiario scritto un po’ così dei giorni in Europa al tempo del contagio: giorno sei, Belgio

  1. AdOOOro il tuo diario di viaggio! Smembriamo il Belgio, la Danimarca e l’Olandia, manica di egoisti calvi(nisti)!
    Aspetto con ansia il seguito.
    Oh ma devi fare pubblicità a questo blog. Mi inibisco a commentare da sola!

  2. Cara Dipock, mi fa molto piacere, detto da te. Tocchi però una nota semidolente: non è che manchino i lettori, in realtà, è che non commentano. Magari, qualcuno mi scrive in privato per condividere qualche pensiero o, se ne ha occasione, me lo dice a voce. Ma commenti, niente.
    Sarà che non sono abituati? Sarà che siamo nell’epoca dei like e delle poche parole (mica come te che lo dichiari ma poi le hai)? Mah. Io se leggo qualcosa che mi colpisce o piace, tendo a restituire, per cui mi sfugge.
    Bei tempi quando dieci anni fa e più con te, s|a, siu, cassonetto bananarchico, Vanessa Valentine e molti che ora dimentico facevamo salotto ogni giorno sui nostri reciproci post. Mi sa che è cambiato qualcosa, nel frattempo.
    Un abbraccio, cara Dipock, se ti inibisci lo capisco ma se apprezzi o meno magari qualche volta fammelo sapere lo stesso.

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