Settimane intense, queste. Perché son giorni di prime volte, non in assoluto, ovvio, ma dopo la reclusione e il fermo di quasi tutte le cose che facevamo di solito: quindi, prima volta al cinema e prima volta al palazzetto dello sport. Dopo il concerto di ieri. C’è il ritorno, quindi non è cosa da neofiti, e c’è anche la curiosità di vedere come sia adesso, con regole diverse e amabilmente disomogenee.
Il cinema, è bene dirlo, se già prima versava in stato di crisi, ora la pandemia gli ha tirato il definitivo colpo di pistola alla testa. Il film è di richiamo, Tenet di Nolan, e saremo sì e no in sette. Posto occupato-posto libero-posto occupato capirai, siamo sette su quattrocento posti. Niente mascherine nonostante si sia al chiuso, perché si presuppone il consumo di pop corn ma il pop corn non è in vendita, fuori. E nemmeno gli orsetti gommosi, solo qualche triste cosa confezionata e il resto è bandito. Prospettive grame.
Al palazzetto in quanto a presenze non va meglio: la capienza concessa è del venti per cento massimo, quindi due posti liberi a destra e due a sinistra, intere file inutilizzabili. Ma anche qui non c’è rischio, le presenze sono molto lontane dalla possibilità teorica.
E nonostante il posto sia molto più grande e si sia più distanziati che al cinema, qui la mascherina è obbligatoria. Nessuna misurazione della temperatura all’entrata ma un’autodichiarazione da consegnare già compilata. Sembrerebbe di essere in paesi con regole diverse, pare di essere andato al cinema in Francia e a vedere il basket in Germania, e il fatto è invece tipico italiano. Frutto di contrattazioni diverse.
Oh, beh, comodi si sta comodi. Niente da dire. Io per un po’ sottoscrivo anche così, d’accordo, tra l’altro alla partita si sente bene cosa si dicono in campo e non è male, però poi un cinema pieno e una partita con i cori dagli spalti mi farebbero di nuovo piacere.
Due parole su Tenet, posso? Dopo Memento, Inception e Interstellar prosegue la riflessione su tempo e spazio di Nolan e questo film è da vedere, in questo senso. Il presupposto è che il tempo possa scorrere nelle due direzioni, avanti e indietro, e che possa farlo contemporaneamente, sovrapponendo diversi livelli che si muovono in direzioni opposte. Naturalmente c’è il classico momento dei film di Nolan nel quale io mi chiedo cosa stia guardando perché non ne ho proprio idea e in questo caso avviene più volte, tutt’ora non ho capito almeno la metà del film nonostante qualche arguta analisi letta in rete ma non importa, tanto non avevo capito in dettaglio nemmeno gli altri.
Poi le cose non vanno come vorrei io e il protagonista non canta icilefiruguaitnat, etairuguaitnat, pazienza, ma il film sarebbe da vedere lo stesso se si apprezza il genere, possibilmente al cinema e in un cinema bello, visto che è girato in settanta millimetri. Se no, a casa ma con una bella tazza di comprendonio.