Il 7 aprile 1966 fu presentato L’armata Brancaleone, e son cinquanta. Girato ovviamente l’anno prima scardinò qualsiasi punto fermo della commedia italiana di ambito storico (e commedia tout court) e, oltre a quanto già detto e noto, fece un’operazione intelligente e nuova: la rappresentazione di un medioevo straccione, scalcagnato e misero, sporco e ribaldo, di contrasto con quei film di cappa e spada con imbelli moschettieri che nulla avevano a che vedere con la realtà. Anche in questo Monicelli fu grandissimo (e non da solo).
E poi è ancora divertentissimo, forse in cima alla mia personale classifica dello spasso. E che dire della scena con Maria Grazia Buccella, che ancora a solo pensarci mi vien da ridere? Lei, vedova lasciva, si concede a Brancaleone per godere degli ultimi piaceri della vita, causa peste. Omioddio, il Dammiti prendimi cuccurucù! mi causa ancora irrefrenabili spasmi. Come la scena con Teodora, del resto.
Per chi se lo volesse risentire, magari correndo su qualche cavalcone in fila longobarda verso il proprio feudo, questo è il modo.