Non era colpa di Gallera. È proprio la carica che fa quell’effetto lì, di rendere un po’ surli e un po’ farabutti. O, forse, l’istituzione stessa, la Regione Lombardia. Perché in queste ore emerge che da maggio l’ISS (Istituto Superiore della Sanità) ha rivolto alla Regione Lombardia ben 54 (cinquantaquattro, sei al mese a contare largo) rilievi riguardo a errori nel computo e nella trasmissione dei dati, non ottendendo risposta. Non stupisce, dunque, che la settimana scorsa sia stata una settimana rossa aggratis, dovuta alla trasmissione parziale ed errata dei dati, ancora. Sarebbe stata una settimana arancione e i conti di chi avrebbe potuto tenere aperto e invece ha chiuso ammontano a circa seicento milioni di euro, probabilmente mettendola giù un po’ dura. E poi l’incomputabile, le scuole, il lavoro, il resto. La merdona pestata stavolta è piuttosto grande, nonostante l’abitudine, ormai, e di conseguenza lo scaricabarile è poderoso: colpa del Ministero, dice il governatore, non è colpa nostra, dice l’assessora, entrambi costringendo l’ISS a rendere pubblici i documenti che li sbugiardano, e allora la colpa diventa «di nessuno», a sentir Fontana. Il bello è che il ricorso al TAR l’hanno fatto proprio loro, facendo emergere l’incompetenza al potere (lombardo).
Si potrebbe proseguire a lungo sul locale (Gallera sulle ciaspole che poi si proclama salvatore della regione) ma non ne vale davvero la pena. Meglio allargare la visuale, piuttosto. Pfizer annuncia una diminuzione del 29% delle forniture previste, il che fa sballare i piani di vaccinazione del nostro paese – piani già parecchio sbilenchi in proprio, va detto – e in tutta Europa. Anche AstraZeneca fa lo stesso, qualcuno suppone abbiano deciso di vendere dosi a chi paga di più, paesi arabi, qualcuno timidamente parla di fare causa, di sicuro si pone il problema delle nuove vaccinazioni e dei richiami, da fare in ordine. Perché non esigere la licenza del farmaco per ragioni di salute pubblica? È possibile, è lecito, lo consente pure l’Organizzazione mondiale del commercio, sarebbe un’azione efficace oltre la lamentazione. «Il mondo è sull’orlo di un fallimento morale catastrofico per la mancanza di un’equa distribuzione del vaccino» dice il presidente dell’OMS Adhanom Ghebreyesus (cosa ormai tristemente risaputa, lo riportavo anch’io a metà dicembre) e la proposta migliore della settimana l’ho letta qualche giorno fa: perché non comprare, noi italiani, vaccini anche per i paesi più poveri o, almeno, per quelli che nella pandemia ci hanno aiutato mandandoci medici e infermieri, tipo l’Albania o la Somalia? Noi, come tutti i paesi con capacità di spesa, ne abbiamo prenotati molti di di più di quelli necessari, tra l’altro (l’Unione Europea alla fine dovrebbe disporre di 2,3 miliardi di dosi, sufficienti per vaccinare tre volte i cittadini europei). Beh, certo, se siamo alle prese con le crisi renziane di governo non c’è spazio per null’altro, pare, nemmeno per il fatto che dal primo dicembre, quasi due mesi, noi siamo alla presidenza del G20. Ne avete sentito parlare? No, infatti. Eppure, tra le priorità che annunciamo c’è «assicurare una rapida risposta internazionale alla pandemia – che garantisca un accesso equo e universale a diagnosi, terapie e vaccini – e per rafforzare la resilienza globale alle crisi sanitarie del futuro». Comunque, l’uso di «resilienza» è proibito, avete scassato.
Lo so, ma non ce la faccio. Domenica sera il presidente della Regione Lombardia dichiara: «Sono convinto che se si individuasse un comportamento a metà tra la zona rossa e la zona gialla, si eviterebbe questo continuo su e giù, che crea delle condizioni di confusione e insicurezza inaccettabile per gli operatori economici e i cittadini». Tutti basiti. Secchi. Ma… ehm… l’arancione? Non c’è l’arancione? Spetta: giallo, arancione, rosso, sì, mi pare fosse così. Qualcuno ha un arcobaleno?
Un rabbino ortodosso di cui non voglio ricordare il nome dice che il vaccino può trasformare i fedeli in omosessuali e questo basterebbe, per me, per demolirgli il muro del pianto sulla testa. Amazon offre supporto logistico alla nuova amministrazione per la distribuzione del vaccino, bene, ma mi chiedo: serve avere Prime? Da noi si approva lo scostamento di bilancio e qualcuno ha fatto due conti: il deficit accumulato causa pandemia, finora, ammonta a 165 miliardi di euro. Ed ecco che i soldi del MES/Salvastati a) sono sempre più necessari, b) li abbiamo di fatto già spesi. Quando vado a prendere il caffè assisto ogni volta alla stessa scena: il/la barista che giacula contro il governo che nulla fa per loro. Quanto avete ricevuto con i quattro decreti ristori?, chiedo io, e solitamente loro bofonchiano qualcosa, parlano di ridicolo, di nulla. Eppure, i contributi a fondo perduto sono nell’ordine delle decine di migliaia di euro per esercizio, per esempio Jacopo Fo ha dichiarato ieri di aver ricevuto oltre trentamila euro finora per il proprio ristorante e la compagnia teatrale, quindi qualcuno da qualche parte mente. Certo, bisogna mettere per iscritto che i contributi sono proporzionali al fatturato perso, quindi se caro il mio barista hai servito caffè in nero fino all’altro ieri ti attacchi, e ti sta pure bene, caro il mio merdone. Tutto questo, ovviamente, se lo dico lo dico dopo aver ricevuto il caffè e prima che ci possano sputare dentro. Poi devo cambiare bar, chiaro.
Le altre puntate del minidiario scritto un po’ così delle cose recidive:
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