Riassunto rapido: ieri Corrado Augias, nella sua consueta rubrica delle lettere su Repubblica, racconta quella che reputa una sua disavventura con Enel, colpevole di numerosi errori e malfunzionamenti. Eccola.
Naturalmente, il lettore avvisato già alla nona riga ha capito che si tratta di phishing, ovvero un tentativo fraudolento di ottenere credenziali in rete. In particolare, questo è molto riconoscibile per la sintassi assurda e per il solito, goloso, rimborso. Se vi è mai capitato di ricevere un rimborso, sapete che non funziona mai così, gli enti pubblici o privati non sono mai solleciti – comprensibilmente – nella restituzione e di certo non via mail con un link. Comunque, Augias chiaramente non se ne avvede e prosegue imperterrito, cogliendo di volta in volta ulteriori motivi di indignazione. Nemmeno di fronte a un “if hai problemi” ha un dubbio e si chiede cosa stia facendo ma, anzi, riceve conferma di ciò che va dicendo.
Ora: va bene tutto, certamente la sfiducia italiana nei confronti degli enti pubblici e delle aziende è massima e di errori marchiani ne abbiamo visti a bizzeffe, tutto vero, ma che Enel arrivi a questo punto è, francamente, difficile. Un pensiero riferito a Occam sarebbe pur dovuto venire, quando è troppo è troppo. Ma non è accaduto. Sebbene a me paia difficile da credere, ho provato a sottoporre la lettura della risposta di Augias a due persone con più di settant’anni e nessuna delle due ha colto alcunché di strano, se non nell’incompetenza di Enel.
Ecco, quindi, una conferma: lo svarione di Augias ci può stare, ha ottantasei anni, non se n’è reso conto. Capita. Evidentemente anche i messaggi di spam o phishing più strampalati possono aver successo in determinate condizioni e se la cifra offerta come esca è appropriata, né troppo alta né troppo bassa da non valere lo sforzo. Un po’ di presa in giro in rete è accettabile, alla fine è cascato in una trappolotta e, non pago, l’ha pure reso pubblico, esponendosi al ludibrio. Sì, un po’, il giusto.
Invece no, sulla rete italiana si solleva un polverone e i commenti si sprecano, molti sgradevoli e irriverenti. Ciò che viene rinfacciato ad Augias è il suo modo di correggere gli interlocutori e di spiegare come bisognerebbe comportarsi e vederlo cascare in una sciocchezza provoca soddisfazione in molti. Ciò è piuttosto spiacevole e non dovrebbe accadere, la consueta pacatezza ed eleganza di Augias richiederebbe se non altro maggior comprensione e rispetto.
Infine, ciò che mi colpisce è, ancora una volta, Repubblica. Possibile che nessuno abbia dato una scorsa a quanto inviato da Augias per la sua rubrica? Nemmeno, non dico un correttore di bozze, ma uno stagista prima di pubblicare? Niente? Oppure, anche a Repubblica hanno lo stesso problema e allora, stavolta, qualcuno più versato nelle cose dell’internet dovrebbero prenderlo. Perché penso che la figuraccia sia certo di Augias ma ancora di più di Repubblica. Che prosegue imperterrita sulla strada del disastro, perdendo lettori e credibilità senza pause, alzando i toni e scegliendo la strada del melodramma per la prima pagina e i titoli cubitali, sostenendo le posizioni degli industriali e tralasciando i contenuti, spesso affidati a ottantenni o novantenni rispettabilissimi che però ogni tanto un cedimento ce l’hanno.
Bastava poco: dottor Augias, ce l’ha un’altra risposta pronta?
Repubblica non avrà mai, di questo passo, lettori con meno di quarant’anni. E morirà.
Vero.
Quasi tutto.
Salvo il fatto che uno si chiede in che mondo viva Augias (verbatim? – CD masterizzabili? Ho cercato su Internet – occhio, io non conosco il latino e ho 77 anni – ma mi sono rimasti dei dubbi…) e quindi cosa conosca della realtà della vita quotidiana di un italiano medio. Perché, a mio modesto parere, non si tratta di “ottantenni o novantenni rispettabilissimi che però ogni tanto un cedimento ce l’hanno” ma, appunto, di “ottantenni o novantenni frequentanti o meno il mondo reale.
Poi, alla fine, l’attacco all’amministrazione comunale romana (ACEA?) poteva risparmiarselo.
O anche questo è colpa della Raggi?
Verissimo invece per quanto riguarda Repubblica ma, in generale, per quasi tutti giornali. Qualche giorno fa molti di questi hanno pubblicato…no, copiato e incollato senza leggere, la notizia di un gruppo di afgani che nel tentativo di entrare come clandestini (non ricordo dove ma anche fosse un luogo molto lontano dall’Afghanistan) avrebbero fatto “centinaia di migliaia” di kilometri nel cassone di un camion!
Ma un rimedio c’é. Basta semettere di comperarli.
Ciao, grazie del tuo commento.
Se, probabilmente, quanto dici sui novantenni scollati dal mondo reale vale per Scalfari, per restare nel mondo di Repubblica, forse meno per Augias, a mio parere. Tant’è che è immerso nella vita reale del suo quartiere da lamentarsi del fatto che i lampioni restano sempre accesi. Riguardo a questo, io non ho colto un attacco ad ACEA, in particolare, visto che esprime anche il dubbio chiedendosi a chi appartengano, quanto più una conclusione dovuta al tono dell’articolo, di denuncia di inefficienza (per quanto basato su premesse del tutto errate).
Sono d’accordo con te sulle magagne, tremende, dell’informazione. Il caso che riporti, corretto, è uno dei tanti, purtroppo. Il fatto che sia sufficiente non comprarli per non subire la loro disattenzione e il loro disinteresse è vero (e molti lo fanno, visto il crollo dei dati di vendita) ma non direi che sia un ‘rimedio’, anzi. Non avere mezzi di informazione rigorosi o non averli del tutto è un vero disastro per un paese, perché il settore dell’informazione è necessario per il corretto equilibrio tra poteri diversi e nei confronti della popolazione. E non si può delegare ai social o agli investigatori improvvisati in rete. E’ ovviamente un gatto che si morde la coda, meno sono i lettori meno sono i mezzi disponibili per investimenti e più scade la qualità. Di conseguenza, diminuiranno i lettori. Intendiamoci, il circolo può essere spezzato e ci sono buoni esempi di questo ma bisogna decidere di farlo. E nei colossi, abituati ad altre vacche grasse e finanziamenti a pioggia, questo è un passo molto difficile.
Infine, io ho trovato l’uso di ‘verbatim’ appropriato, nel significato preciso di ‘parola per parola’, per quanto richiami anche a me i bei momenti della masterizzazione. Direi che si può prendere in castagna Augias sul phishing ma non sul latino, almeno non ancora.
Una domanda, Francesco, visto che dichiari la tua età e che mi pari usare con coscienza il computer: tu, prima delle spiegazioni, ti eri accorto dell’errore di Augias? Cioè avevi colto il fatto che il messaggio era una frode?