Parlava, parlava, parlava, parlava e parlava e parlava. E seguitava a parlare. In casa mia la padrona sono io. Ma quella domestica grassa non faceva che parlare, parlare ed ancora parlare. Dovunque io fossi, quella arrivava e cominciava a parlare. Parlava di tutto, di qualsiasi cosa, per lei era lo stesso. Licenziarla per questo? Avrei dovuto darle i suoi tre mesi di paga. Inoltre sarebbe stata capacissima di buttarmi addosso il malocchio. Veniva persino in bagno: e questo, e quest’altro, e quest’altro ancora. Le ficcai un asciugamano in bocca perché la smettesse. Non morì mica per questo, ma perché non riusciva più a parlare. Le scoppiarono le parole dentro.
Un pezzo memorabile da un delizioso libretto dei miei sedici anni (penso sia noto): Max Aub, Delitti esemplari.