Il giorno dopo (o giù di lì) il terremoto in Friuli, mio padre partì come volontario, per andare a dare una mano a ricostruire tutto «dov’era e com’era». Già questo per me sarebbe bastato per ammirarlo di più. Ma fece di meglio: mi chiese qualche mio giocattolo – ero piuttosto piccolo – da regalare a qualche bambino della mia età che li avesse persi per il terremoto. E non solo: dovevo scegliere uno o due giocattoli cui ero affezionato, non dei quali mi volessi liberare.
La cosa non fu semplice perché mi mise di fronte alla mia fortuna e alla sfortuna altrui, all’egoismo e alle scelte migliori, sebbene non del tutto consciamente. Scelsi un caleidoscopio, che era il mio gioco preferito, qualcos’altro che non ricordo e, allora non lo sapevo, in quel momento imparai moltissimo, diventai una persona migliore. E fui (come sono) enormemente fiero del mio papà.