Una volta sbloccato il canale, è calato l’immancabile disinteresse sulla vicenda della Ever Given – chiamata ‘Evergreen’ da tre quarti di pianeta -, la nave che aveva ostruito il canale di Suez intraversandosi.
Ma ci sono un paio di aspetti interessanti da considerare. La prima è che la nave, adesso, invece di far fumare il camino felice là in fondo al mar, è ferma nei Laghi Amari, poco più a nord sempre nel canale di Suez. È ferma perché le autorità egiziane l’hanno di fatto sequestrata, chiedendo un miliardo di dollari come risarcimento danni alla casa madre. Suona un po’ come un riscatto, e quello in sostanza è.
Qui sotto la posizione attuale, ferma.
Dunque, marinai e capitano, dopo giorni passati a sentire gli insulti di centinaia di navi in coda, ora stazionano senza scopo. Se avete ordinato kiwi o batterie dall’oriente e non arrivano, sapete plausibilmente dove siano ora.
L’altro aspetto interessante, rimarchevole, è che prima di stoppare il canale la Ever Given, in attesa del proprio turno per entrare, zonzolava al largo di Suez. E di qua e di là, visto che la traccia è segnata dal GPS, il capitano ha ben pensato di fare un disegno. E, come di solito fanno gli aerei in attesa dell’autorizzazione all’atterraggio, hanno disegnato un enorme pene, leggibile dalla traccia. Un cazzone, in gergo specialistico.
All’inizio si pensava fosse stata un’altra nave e, invece, no: Ever Given. E qui la vicenda assume davvero sfumature di quella ricca scemenza che permea molte delle attività umane.
Dalla traccia, comunque, si evince chiaramente che il capitano la nave la sapeva guidare eccome. Perché provate a farlo con una portacontainer di quattrocento metri, provate.
Cazzoni a parte, sull’argomento il signor C. mi segnala in tema un’intervista a Sergio Bologna, uno dei maggiori esperti italiani di logistica e trasporti marittimi: “L’incidente di Suez e la fabbrica del mondo“. Complicata come complicata è la questione ma se si vuol saperne di più, serve lo sforzo.