La segreteria di stato vaticana – tutte minuscole volute – interviene nel dibattito politico italiano e chiede la «rimodulazione» del ddl Zan, in discussione, così che «la Chiesa possa continuare a svolgere la sua azione pastorale, educativa e sociale liberamente», questo perché il ddl violerebbe «l’accordo di revisione del Concordato».
I punti in discussione, si scivola nel peggio, sarebbero il fatto che il ddl non esenterebbe le scuole cattoliche dall’organizzazione della futura Giornata nazionale contro l’omofobia – e ci mancherebbe! – e, non contenti, ai vertici della segreteria di stato esprimono timori per la «libertà di pensiero dei cattolici». Magnifica anche questa, grazie.
Ora. Il problema non è la segreteria di stato vaticana, che fa quello che dalla segreteria di stato vaticana ci si aspetta. Il problema non è nemmeno il concordato Stato-Chiesa, prima di Mussolini e poi rivisto da Craxi. Il problema è l’esistenza stessa del vaticano e del papato: nel 1849, con la Repubblica romana, li avevamo (ehm…) finalmente cacciati, avevamo una già allora magnifica Costituzione e tutto sarebbe andato per il meglio, se quei vigliacchi dei Francesi non fossero intervenuti e avessero interrotto l’emozione, riportando Pio IX al soglio e innescando la restaurazione. E con essa, la pena di morte, per dirne una.
Poiché, dunque, allora non andò bene, il problema di oggi è la dirittura della schiena politica, sociale ed etica del nostro Stato. Scarsina. Perché se fosse, allora la risposta agli interventi della segreteria di stato vaticana nelle faccende di un altro Stato sarebbe, se proprio, una sonora pernacchia, una bella risata e, piacendo, un corale vaffanculo.
Qualche parola dai sovranisti per l’ingerenza vaticana nelle nostre cose? Nessuno?