minidiario scritto un po’ così delle cose recidive, ovvero perseverare nella pandemia: luglio, le carte in regola, delta alfa pi kappa, risollevo il turismo, i futuri costumi sessuali

Doppia vaccinazione, fatta. Green pass, cioè la carta che dovrebbe permettere di viaggiare in Europa ed entrare in posti (concerti? discoteche? cene eleganti?) che se non ce l’hai, no, ottenuta. Su carta, via Immuni – ah, allora esiste – e IO, l’app per i rapporti con la PA. Quanta grazia, eccellenza. Qui a sinistra la mia carta, valida dal primo luglio come tutte, e sono furbaccini quelli che le postano serenamente sui social senza oscurarne almeno il qrcode. Immagino ce ne sia un certo mercatino sotterraneo, a seconda dei vantaggi che la carta darà.
I dati? Buoni, in calo costante e sensibile contagi, ricoveri, decessi. Anzi no, i contagi non più: da qualche giorno si segnala l’arresto della discesa del numero complessivo, la curva si è stabilizzata. Questo dovrebbe essere dovuto alle varianti, Delta, Delta+, Alfa e buonanotte, che si stanno diffondendo e diventando predominanti. Pare, però, che ai contagi non corrispondano ricoveri o, peggio, decessi, almeno non nella stessa proporzione. In Gran Bretagna, la cui situazione è avanzata rispetto ai contagi da variante Delta, dal 19 luglio decadranno tutte le restrizioni, comprese mascherine e distanziamento, e sì che nelle ultime settimane tutte le notizie provenienti da là davano in aumento vertiginoso i contagi, dovuti presumibilmente alla scelta di privilegiare le prime dosi e la diffusione dei vaccini. Evidentemente, la situazione non prende pieghe preoccupanti, oppure sono completamente pazzi. Al momento, credito alla prima ipotesi.
A proposito di restrizioni, dal 28 giugno non è più obbligatorio indossare la mascherina all’aperto, se non in condizioni di assembramento. È una cosa che apprezzo molto, capitandomi spesso di camminare per una città tutto il giorno, ed è una certa soddisfazione vedere e mostrare i propri brutti musi in pubblico. Per svariate ragioni, compresi i rari ma non impossibili colpi di fulmine. Tocca però tornare a lavarsi i denti, pulirsi il moccio dal naso, tagliarsi la barba o decolorarsi i baffetti, a seconda. L’anno scorso la liberazione dalle mascherine era arrivata il 15 luglio, abbiamo guadagnato qualcosa, qualsiasi cosa sia.
Da parte mia, in assenza della figura titolare, sto cercando di fare la vita del turista giapponese: Roma, Firenze, Venezia, Bologna, ancora Venezia, tutto in meno di venti giorni. E poi alcune tappe minori, Parma, Sabbioneta. Il tutto con grande soddisfazione – ne dirò più estesamente, fa ancora parte del mio piano-pandemia, fare le cose che normalmente non si fanno per troppo afflusso – perché, mancando i pullman e gli occupanti, è tutto più facile e comodo: si vede un tavolino libero, ci si siede e con soddisfazione inenarrabile ci si gode la cortesia degli osti e degli albergatori, per nulla avvezzi, specie a Firenze e a Venezia, abituati a sdegnare addirittura il servizio al tavolo. Oppure, dentro agli Uffizi senza riuscire a fare nemmeno un minuto di coda, volendolo.
Durerà, questo stato di cose? Oppure no? Difficile dirlo. E come sarà il post-pandemia? Ci sarà un grande, collettivo periodo di baldoria? Alla fine del 1665 Samuel Pepys, noto politico e scrittore inglese, scrisse: «l’epidemia si è ridotta quasi a zero» ma, soprattutto: «non ho mai vissuto così gioiosamente». E non sapeva che l’anno dopo Londra sarebbe bruciata, ma non c’entra. Pepys registrava le manifestazioni di gioia delle persone per strada, scampate al pericolo, le danze e gli abbracci, la felicità per la libertà riacquisita. Qualcuno, a questo proposito, ha citato anche i Roaring Twenties, cioè gli anni Venti dopo la prima guerra mondiale e l’epidemia di spagnola, periodo di grande espansione non solo economica, caratterizzati da una certa sguaiatezza nei modi, esuberanza eccessiva, forse, ma è indimostrabile, dovuti alle restrizioni e alle sofferenze del decennio precedente.
Naturalmente il paragone è improprio, ma non è difficile immaginare l’aumento delle interazioni sociali, dell’aggregazione e la maggiore ricerca di piacere e divertimento quando l’attuale pandemia sarà un ricordo. L’epidemiologo Christakis ha detto al Guardian che «durante le epidemie si diventa più religiosi, le persone rinunciano di più ai piaceri, risparmiano i soldi» – e la prima parte di questa frase mi spiegherebbe molte cose degli ultimi mesi – e sempre secondo lui, passata la buriana, aumenteranno le interazioni sociali, il senso di religiosità tornerà a ritirarsi – ne faccio speranza – e potrebbero diffondersi anche abitudini sessuali più libere. Spero anche qui.
Al momento, è difficile dire: ci sono gli Europei di calcio, e siamo in semifinale, è estate e le vacanze sono di fatto un obbiettivo possibile, fa caldo, gira qualche deludente tormentone canoro, oggi è mancata Raffella Carrà, la Lega continua a ostruire il ddl Zan, insomma il paese è distratto, completamente, al limite del rinciulimento, classico estivo. Forse è anche questo un modo di reagire, che non condivido, mi pare molto simile all’atteggiamento precedente alla pandemia.
A me, al momento, basterebbe che molti di noi, alcuni perché non siamo certo tutti uguali e non ci siamo comportati allo stesso modo, seguissero il consiglio scritto vicino a una porta veneziana, sintetica esortazione che contiene già tutto ciò che serve. Forza. E vaccinatevi, checcazzo.


Le altre puntate del minidiario scritto un po’ così delle cose recidive:
26 ottobre | 27 ottobre | 29 ottobre | 1 novembre | 3 novembre | 4 novembre | 6 novembre | 8 novembre | 11 novembre | 14 novembre | 18 novembre | 21 novembre | 25 novembre | 30 novembre | 4 dicembre | 8 dicembre | 12 dicembre | 19 dicembre | 23 dicembre | 30 dicembre | 6 gennaio | 15 gennaio | 19 gennaio | 26 gennaio | 1 febbraio | 15 febbraio | 22 febbraio | 24 febbraio | 1 marzo | 25 marzo | 9 aprile | 28 aprile | 31 maggio | 5 luglio |

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *