Leggo oggi con piacere che al termine del processo di primo grado durato sette anni e trenta udienze, per l’ex parlamentare dell’Udc Cosimo Mele è scattata la prescrizione. Ma chi era costui? Costui era il più celebre battutista del mondo politico contemporaneo e io lo ricordo nel mio cuore con un posto speciale: beccato il 31 luglio 2007 in un hotel di via Veneto a Roma con un paio di prostitute e una camionata di cocaina, dichiarò prontamente:
“Io non ho fatto altro che andare a cena con un amico che mi ha presentato una ragazza che, siccome era tardi, è venuta a letto con me” (La Stampa).
Forse che i parlamentari dell’Udc non fanno l’amore? (Anche questa è sua, non potrei mai prendermi il merito). Certo che sì, oltre a tutto:
“Certo che mi riconosco con i valori cristiani, ma che c’entrano con l’andare con una prostituta? E’ una faccenda personale” (La Stampa).
Nel 2009 avevamo già apprezzato il grande Mele, avevamo gioito alla sua elezione a sindaco di Carovigno nel 2013, e gioiamo ora che è stato prescritto per quell’episodio spiacevole. Che poi era una faccenda personale, che c’entravano la politica, il buongusto, l’antidroga, la legge, il buoncostume, i valori cristiani, la decenza, il rispetto per gli elettori, il rispetto per la moglie e i figli?
Meno memorabile ma da ricordare fu il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, pregiudicato, che propose in occasione dell’arresto di Mele di istituire un compenso ulteriore per i parlamentari fuori sede, così da poter avvicinare la famiglia e mettersi al sicuro dalle pericolose tentazioni.
Fortunatamente fu mandato cordialmente affanculo da un coro unanime.