Ieri ma nel 1973.
Delfino e consigliere del fascistissimo Franco, al suo fianco fin dalla repressione dello sciopero delle Asturie nel 1934, Luis Carrero Blanco fu nominato Presidente del Governo spagnolo l’8 giugno 1973, quando il caudillo, vecchio sempre più bastardo ma non rimbambito, gli cedette la carica, mantenendo però per sé quella di Capo dello Stato e Generalissimo degli Eserciti. Franco, ottantunenne, stava preparando la sua successione: pur avendo restaurato la monarchia e designato il Re Juan Carlos I per l’avvicendamento, Carrero Blanco sembrava essere in ottima posizione per la prosecuzione del regime franchista, avendo condiviso e consigliato ogni azione con il dittatore negli ultimi quarant’anni.
Il 20 dicembre del 1973 saltò in aria nella sua auto, attentato subito rivendicato da ETA. Ma in aria per davvero.
Fu l’attentato più spettacolare della storia spagnola, avvenuto quindici minuti prima dell’inizio del famoso processo 1001, contro dieci membri del sindacato clandestino CC.OO. Un commando di ETA aveva affittato un appartamento a piano terra al numero 104 della calle Claudio Coello a Madrid, aveva scavato un tunnel sotto la sede stradale e collocato circa un quintale di esplosivo sotto terra. Al passaggio dell’auto di Carrero Blanco l’esplosione fu colossale e scavò un gigantesco cratere: l’auto fece un volo – in alto! – di quaranta metri, finendo prima sul tetto del palazzo di fronte, per precipitare poi nel cortile interno dall’altra parte.
Un anno dopo l’attentato cominciò a circolare un libro intitolato “Operación Ogro“, scritto da Eva Forest, militante anarchica, che ricostruiva nei dettagli la preparazione dell’attentato; qualcuno lo considerò un tentativo di depistaggio delle indagini. Nel 1979 Gillo Pontecorvo (a proposito, mi mancherà) trasse un film, Ogro, da questo libro, con il sempre compreso Gian Maria Volontè nel ruolo protagonista.
A seguito dell’attentato, uno degli slogan più utilizzati nelle manifestazioni sindacali in Spagna degli anni successivi fu: «Luis Carrera Blanco, volò più in alto di Franco». O la canzonetta: «Siendo Carrero ministro naval / su único sueño fue siempre volar / Hasta que un día ETA militar / hizo su sueño por fin realidad. / Así voló, Carrero voló». Ma io ammetto di preferire il titolo attribuito a furor di popolo: «Luis Carrera Blanco, il primo astronauta spagnolo».
(Questo è un vecchio post del 2006, l’ho riesumato per la ricorrenza. A Madrid c’è ancora la targa in onore di Blanco e la prossima volta che ci vado giuro che la imbratto).