Da quanto trapela dai negoziati, le richieste della Russia per cessare l’invasione sarebbero l’introduzione di un articolo nella Costituzione che impedisca l’entrata dell’Ucraina in qualsivoglia blocco dalla NATO all’UE, il riconoscimento della Crimea come russa, il riconoscimento di Donetsk e Luhansk come stati indipendenti, il fatto che Zelenskyy rimanga come presidente pro forma ma che Yuriy Boyko sia il primo ministro. Zelenskyy ha risposto no.
Io, a questo punto, avrei valutato molto seriamente. Inoltre, se queste effettivamente sono le richieste, parrebbero volere il riconoscimento ucraino della situazione precedente all’invasione, presidente a parte. Per cui, posso immaginare che, sotto la pressione delle bombe, il fronte che sostiene Zelenskyy si possa fare meno compatto e che una parte dell’opinione pubblica ucraina e del governo e dei settori produttivi possa cominciare a fare pressione sul presidente per un accordo. Peraltro, sarebbe più corretto e comprensibile considerare questa invasione come un passaggio, drammatico, di una guerra che va avanti da otto anni e della quale il mondo non ha avuto alcuna percezione o quasi, e non un’escalation improvvisa dovuta ai ghiribizzi di un pazzo o all’immarcescibile imperialismo russo. Di certo, il rifiuto di quanto richiesto ha già spezzato il fronte ucraino e, fosse anche solo quello l’intento dei russi, la mossa avrà senza dubbio delle ripercussioni interne. E la valutazione della Cina, che è storicamente e culturalmente restia a parlare, che indica la Russia come il proprio partner strategico principale non può essere di certo ignorata né presa con leggerezza.
Tra l’altro, basta guardare questa fotografia spaventosa delle evacuazioni di Irpen per essere meno saldi nel proposito di resistere, secondo me.
Da noi, mentre un’ampia parte della popolazione si è attivata per inviare aiuti in Ucraina e per assistere i rifugiati in arrivo, un’altra, più piccola, si dedica alle ricerche in rete per i costi di costruzione dei bunker casalinghi e all’acquisto sconsiderato delle pastiglie di iodio, per sentito dire in caso di contaminazione nucleare. I giornali, certo, la tv, sicuramente, ma molti suggestionabili e molti egoisti. E questo non lo scopriamo ora, dopo i due anni appena passati.
Nel frattempo, una vicenda personale che deriva però da una situazione generale, pandemia e Ucraina comprese: mi è arrivata la bolletta della luce del bimestre dicembre-gennaio. A parità di consumo rispetto all’anno scorso, la tariffa è esattamente raddoppiata, grossomodo 34 centesimi a kW/h. E questo accade dopo che il governo ha investito una quantità enorme di denaro per compensare l’aumento del costo dell’energia, noto da mesi alla borsa energetica di Amsterdam. Per il gas, gli aumenti dovrebbero cominciare, pare, da aprile, il che è una buona notizia in termini di riscaldamento. Non per me, che ho induzione e pompe di calore e quindi pago tutto fin da ora, bel salasso ma vabbè, il particolare conta poco. Conta il generale e di certo questa cosa da un lato creerà difficoltà a un sacco di persone e, dall’altro, acuirà la spinta irragionata verso il nucleare. Scommettiamo? Ma considerando che il pagare di più l’energia al momento è la cosa peggiore che ci capita, visto quel che succede in giro, va benissimo e, anzi: ringraziare per tanta fortuna.