Con anticipo sul dodici dicembre, passo da piazza Fontana a Milano. Ovvio che il pensiero vada alla banca dell’Agricoltura, alla bomba, alle vittime, a Pinelli, a Valpreda, a Calabresi, ai neofascisti, all’attuale presidente del senato.
Bene abbiano tenuto l’insegna originale. Oggi è un’agenzia del Monte dei Paschi, che in quanto a buchi non è da meno, finanziari per fortuna. Entro, non è la prima volta, voglio portare un minuto di omaggio, boh, guardare e pensarci un momento.
Dove c’era il tavolo sotto cui fu lasciata la bomba, ovvero dove c’era il buco, oggi c’è un tavolo a forma di orologio, che ricorda l’ora dell’esplosione. È una banca normale, la gente entra, esce, gli impiegati scherzano, va bene così. Chissà quanta gente come me vedono entrare solo per vedere dove accadde, chissà chi entra e si commuove, chissà se ancora ci fanno caso. A me no, come è giusto. Il salone è ancora simile, gli uffici e le vetrate sono quelli, qui cinquant’anni sono passati un po’ meno, perché non è lecito rinnovare più di tanto. E niente, era per pensarci un po’, quanto tempo è passato da allora e, per altri versi, quanto poco ne è trascorso.