Ci sono arrivato tardi ma, questo conta, l’ho trovato.
Nel marzo 2021 Alessandro Baricco ha scritto un lungo articolo per Il Post intitolato “Mai più” nel quale riflette a partire da alcuni aspetti della reazione italiana alla pandemia che hanno, sostiene, messo finalmente in luce l’inadeguatezza dell’«intelligenza novecentesca» al contesto attuale. Essa, infatti, secondo Baricco è scarsamente flessibile e lavora solo su dati stabili, è specialistica, si applica per ottenere soluzioni senza capacità di adattamento e, quarto, si crede razionale ma non lo è. Serve un’intelligenza nuova, anzi servono più intelligenze, basate su fondamenti diversi e, sorpresa!, esistono già e sono all’opera.
Beh, ci sono arrivato tardi perché non l’avevo letto allora e non sono un assiduo di Baricco, però ieri ero in treno, chissà perché ci sono incappato e, devo dire, è stata una lettura coinvolgente, convincente, poderosa in certi tratti che ha incontrato, per larga parte, il mio favore, visto che nel mio piccolo sostengo maldestramente alcune tesi toccate da Baricco. L’ho riletto un’altra volta, ieri sera, e stamane l’ho ascoltato viaggiando, per capire meglio. Sì, c’è anche un podcast, letto da Luca Bizzarri, per chi preferisca. Devo dire che interpretato ha un suo valore.
Ha trovato il giusto modo Baricco, secondo me, per dipanare la questione, il concetto di «intelligenza novecentesca» riassume bene l’insieme di ciò che caratterizza molto del nostro ragionare, io stesso ho discusso a lungo in tempo del primo lockdown su come mancasse una risposta contemporanea alla pandemia e praticassimo, invece, la sola risposta medievale che si può leggere parola per parola in Defoe. Sia per misure pratiche ma, soprattutto, per il pensiero retrostante, di cui ho patito e patisco ogni giorno l’arretratezza. Quantomeno, nonostante politicamente lontana, ho apprezzato la risposta svedese, perché diversa da quanto si è visto in Cina o in Italia.
Ma il discorso pandemia è l’avvio, il ragionamento è più ampio e tocca molti aspetti della nostra cultura contemporanea, italiana in particolare, e delle strutture di cui ci siamo circondati. Vale la pena leggerlo e sentirlo, eccome, io stesso lo sto diffondendo come faccio ogni volta che scopro qualcosa di valido e interessante. Riconosco anche il me stesso di trent’anni fa che scelse, consapevolmente, di inseguire un sapere non specialistico rinunciando a riconoscimenti e carriere in favore di un approccio più confacente al sé di allora. Confermo quella scelta e patisco come allora tutte le intelligenze ferme e non adattabili, compresa la mia quando non lo è. Magnifico, quando capita di leggere cose del genere.