Caro C. sono al tuo concerto. Riconosco il tocco, la scelta saggia: posto centrale ma a lato, con spazio per le gambe. Non troppo vicino ma nemmeno lontano. Solo chi ne ha fatti tanti sa. E sempre sempre vicino a un’uscita, questa è proprio tua. Ne abbiamo fatti un po’ insieme, di concerti, questo lo considero tale.
Mi fa sempre sorridere che ti sia appassionato a questa musica pestona, parrebbe incongruo e, invece, la dice lunga sulla tua apertura di interessi e del tuo sguardo, anche in questo.
Sono fisicamente al tuo posto, stavolta, metaforicamente e moralmente anche, il fatto è ricco di significati e mi dice molte cose su di te, su di me, sul tempo e come lo usiamo, sulla cura e l’attenzione verso gli altri, sulle fortune che ho. E non è più il fatto di un concerto, non solo, diventa tutto più ampio e il pensiero corre a quel gran mescolotto che si allarga anche oltre i propri confini e che chiamiamo, in fondo e in qualche modo, vita.