Già la sequenza di cappellate è stata notevole, varrebbe quindi la pena provare a non aggiungerne di proprie. Le poche lingue di un portale dedicato al turismo, il tedesco con i nomi dei paesi tradotti e ora rimosso, i domini non acquistati, le immagini di repertorio per la presentazione che rappresentano la Slovenia e così via, per citare le ultime. Ma se, appunto, le cappellate sono cappellate, è poi difficile che se ne faccia una dritta. Ed ecco che open to meraviglia continua a riservare sorprese ormai quotidianamente e, oggi, di una certa sostanza: l’agenzia Armando Testa decide di pubblicare una lettera aperta sul Corriere in risposta alle polemiche sulla loro campagna.
Mossa improvvida. Anche gli studenti di comunicazione del primo anno conoscono la regola di condotta: non rispondere alle polemiche della rete. N-no-n-d-i-rr-e-nie-nt-e. Ma loro no, perché naturalmente sono Testa e hanno un’alta considerazione di sé, e scrivono una lettera da cui traspare senza incertezze l’irritazione e il fastidio. Vorrebbero partire gentili, con l’anafora del ringraziamento, però sbagliano il tiro fin da subito: ringraziando per ciò che non richiede ringraziamenti, cioè i supposti meriti dell’agenzia, e mettendo in evidenza le manchevolezze altrui, cioè del resto del mondo, indifferenti e sciocchi perché non abbiamo capito che è «una campagna solo presentata ma non ancora uscita». E non solo, stolti noi che abbiamo erroneamente capito che «il video destinato alla presentazione del progetto (…) fosse già lo spot ufficiale della campagna», sciocchi, «e dunque realizzato con materiale di repertorio» e qui casca ancor di più. Chi lo dice che in un video di presentazione si devono usare materiali di repertorio, magari provenienti da un altro paese tipo, dico per dire, la Slovenia? Una campagna seria è fatta così? Toppa buco peggio eccetera. Poi la lettera prosegue ancor peggio, risentita con il miglior tono passivo-aggressivo di cui sono capaci, segnalandoci paternamente tutti i punti su cui abbiamo sbagliato tutti noi e loro sono nel giusto – i compensi milionari, il modo corretto per comunicare con gli altri paesi ignoranti, il successo della campagna e poi basta, perché comincio ad annoiarmi – e vedo la scena in cui i giovani dell’agenzia timidamente si dicono alla macchinetta del caffè che sarebbe meglio non rispondere e invece no, non si può dire perché il capo sta eruttando bile. Ottima condizione per rispondere, peraltro, garanzia di successo. Sta diventando una telenovela quotidiana, vediamo se continuano ad agitarsi e a peggiorare le cose.