Amsterdam a parte, che quindi ci si può aggiungere il tempo che si vuole e poi la sanno tutti, tre città mediopiccole da vedere ciascuna a venti minuti l’una dall’altra. Complessivamente, un’ora e un quarto di viaggio via treno, poco di più in macchina. Ecco la mia proposta, ovvero un’altra guida delle mie, si fa in tre giorni, due se si è spostati come me.
Son talmente vicine che in trenta ore si fa tutto a piedi. O, non scherzo, in bici.
Via. Prima tappa: Haarlem. Questa, non quella, non troverete qui i fratelli neri con i soundblaster. Bella cittadona sui canali, ovvio, con cattedralona, municipio cinquecentesco eclettico, qualche mulino, grande piazza – questo vale per quasi tutte le città nederlandesi, senza nulla togliere alla gradevolezza -, vale la visita, tra l’altro, per la stazione art nouveau e per il museo Frans Hals, che ha sede in una magnifica casa signorile del Cinquecento, poi orfanotrofio (qui una buffa iniziativa del museo al tempo del covid). Hals è uno dei grandi, non minore rispetto a Rembrandt, e qui sono visibili le sue sei ‘guardie’. Anche se secondo me sono cinque, la sesta è di un altro. Tutto piacevole e gradevole, per me mezza giornata è stata sufficiente.
Seconda tappa: Leida. Stessi elementi di Haarlem, città un po’ più grande e con storica e importante università e il giardino botanico in cui furono per la prima volta coltivati i tulipani in Europa. Per poi scoppiare nella prima, enorme, bolla speculativa della storia economica europea. La vita culturale della città è parecchio vivace, data l’università, e la cosa che si ricorda è che sui muri di molte case sono dipinte frasi notevoli di personaggi della cultura di ogni parte ed epoca, grazie a un progetto iniziato negli anni Novanta. Tutte in lingua originale, senza traduzioni, tra quelli a noi vicini Orazio, Montale e Marinetti. Ah, per dire: Rembrandt era di Leida, come circa altri centomila pittori tra cui il più noto Luca. Di Leida.
Notevole in città la succursale del Rijksmuseum, che poi è solo il museo di Stato, il van Oudheden, cioè quello di antichità. Leida come buona parte delle città nederlandesi a sud del vecchio corso del Reno è di fondazione romana, ha quindi le proprie cose e poi offre raccolte straordinarie dalla preistoria al medioevo con pezzi strepitosi e abbondanti del mondo egizio, greco e romano. Il tutto nella vecchia sede ampliata con intelligenza architettonica. Poiché sono estrosi e meno paludati di noi nei musei, ho visto una mostra strepitosa su Kemet e l’influenza esercitata sulla musica nera tra hiphop, jazz, soul e funk. Bellissima, ho almeno cinquanta dischi da ascoltare (e siccome sono davvero più furbi di noi e vivono meglio, hanno fatto anche la pleilista, eccola qua).
Via di nuovo e terza fermata: Delft. In dettaglio ne avevo raccontato qui. È, per distanza, quasi un sobborgo di Den Haag, L’Aja, ma è città a sé da sempre e ben più importante delle altre finché non ne scoppiò metà. È la città delle maioliche, il famoso azzurro di Delft, della Calvè e, ovviamente, di Vermeer. Cito la sua veduta, che m’appassiona. Rispetto alla dotazione ormai consueta – cittadona sui canali, cattedralona, municipio cinquecentesco eclettico, qualche mulino, grande piazza – le kerk sono due, una vecchia (oude) e una nuova (nieuwe), rispettivamente tombe di Vermeer e Guglielmo d’Orange, padre della patria, e di tutta la dinastia. L’equilibrio tra canali e case e parte conservata è notevole e ne fa la più bella tra le tre, secondo me. Comunque senz’altro più bella della più grande L’Aja, vicinissima, che comunque vale un giro almeno per il Mauritshuis e mah la corte dei diritti dell’uomo, se si volesse aggiungere una tappa.
Certo, lo so che Rotterdam è dietro l’angolo e la visita al porto – il più grande d’Europa – vale il viaggio. Ma l’idea è di condividere il progetto di viaggio da una fine settimana, tre giorni, ovvio che in nederlandia a voler ben vedere sta tutto appiccicato. Questa è la mia proposta, ampliabile volendo o percorribile così, dal venerdì alla domenica. Io l’ho fatto da poco e ho girato con calma, con esaurienza e senza ansia. A Delft sono tornato nel mio posto preferito del cibo olandese – lo raccontavo qui, si chiama Thuis che, come dice il proprietario Derek, offre: “Dutch food, dutch price, dutch weather“, consiglio -, a Leida ho mangiato a bordo acqua due volte, complessivamente ho visto due musei, ho camminato sui canali e letto sotto qualche pianta lungo i canali, ho bevuto birrette e caffè in santa pace, insomma: viaggio breve ma con tutte le sue cosine a posto, ad alto grado di soddisfazione.
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