Stasera ‘Io capitano’, il coraggioso film di Garrone.
Straziante quanto strepitoso, pieno di umanità e terribile, è il modo giusto di raccontare le cose: senza enfatizzarle – e già di per sé sono tremende – e senza cadere nella tentazione di toccare il lato italiano dell’accoglienza o del respingimento, così da non offrire facili sponde per liquidare l’intera questione come argomento di parte. Nonostante siano vicende note, vederle in fila, in un susseguirsi di brevi intervalli di sfruttamento in ogni passaggio del percorso, legate dalle vite dei protagonisti colpisce dritto tra la gola e lo stomaco, e il magone ancora non è passato. Io lo renderei programma scolastico, poi discutiamo – legittimamente – delle modalità di accoglienza ma prima lavoriamo perché ciò non accada e trattiamo chi compie questo viaggio con rispetto, compassione e, se possibile, affetto. La figura del profugo muratore che dicendo così poco ma con sguardi paterni si prende cura del protagonista è commovente, recitata con grande bravura tra la bravura di tutti gli interpreti.
A margine, per coloro cui servisse ancora, numeri alla mano la dimostrazione che la presenza delle navi delle ONG non contribuisce ad aumentare le traversate via mare (il cosiddetto pull factor su cui il governo insiste non avendo argomenti) e un’utile quanto opportuna sintesi dei luoghi comuni sulla questione-immigrazione, uno per esempio: «I partiti della destra italiana ripetono spesso che l’Unione Europea non sta facendo abbastanza per aiutare l’Italia, lasciandoci ‘soli’ nella gestione degli arrivi. In realtà sono proprio i paesi tradizionalmente alleati con la destra italiana, ossia la Polonia e l’Ungheria, che si oppongono a ogni riforma strutturale del sistema di accoglienza comunitario che includa una qualsiasi forma di redistribuzione dei migranti».
Andate al cinema a vederlo, così diamo anche qualche numero come presenze. E poi se ne parli, lo si racconti a chi non andrà a vederlo, si provi, io per primo, a farne azione.