Repubblica lancia l’allarme (il 23) denunciando la distruzione di Spy Boot, una delle più belle opere di Banksy, mio prediletto.
Non esiste più, non esiste più. E giù lacrimoni (mica tanto a dire il vero, più una questione di soldi e di valore dell’opera, direi).
Peccato, io mi dico, spiace ma – tutto sommato – sono opere che Banksy stesso ha concepito come temporanee, se no mica le avrebbe dipinte in quel modo. Questa, poi, è (era) su un angolo di una casa a Cheltenham, vicino alla sede della GCHQ. Ecco com’è (era):
Per vedere la parabola, vedere la cabina telefonica e connetterle insieme in qualche modo bisogna essere – non mi stancherò mai di dirlo – un genio con grandi occhi. Era il 2014, lo scandalo-intercettazioni di Snowden era all’ordine del giorno e vualà, l’intuizione. Che poi il bellissimo dell’opera è (era) quando uno ci entra a telefonare, ovviamente:
E poi, però, la bella notizia: Repubblica (anche) stavolta non ha letto gli articoli dei giornali inglesi fino in fondo: Spy Boot è salva. Rimossa e salva. Forse, pare. O forse no. Ci si interroga. Io penso, un po’, a chi ha comprato la casa (210.000 sterline), chissà se ci teneva o non se ne è accorto, chissà. In ogni modo, è bella da guardare anche in fotografia e riderci su, se possibile.
Perché il genio è fantasia, intuizione, decisione e velocità d’esecuzione. Poi non deve durare, non fa parte della sua natura, basta conservarne la memoria.