Stavo fantasticando su coast to coast negli Stati Uniti in treno, magari sulla leggendaria Chicago-San Francisco, quella con i vagoni aperti per tenere al fresco la carne, o su a nord, al confine con il Canada, magari tornando a est giù giù giù, con la linea che fa tutto il perimetro in basso.
Nonostante le ferrovie americane siano più che bistrattate nell’immaginario, in realtà paiono ragionevolmente distribuite; alla fine l’unico viaggio che ho fatto io, il New York-Washington era stato bello e confortevole, il classico viaggio che nelle serie tv, quando lui lavora di qui e lei di là, pigliano l’aereo perché manco si pongono il problema. La rete ferroviaria, dicevo, è meglio di come me l’aspettassi, in realtà permette di andare quasi ovunque, direi che copre tutti gli stati.
Anzi no. Uno no. Il South Dakota gli deve proprio star sulle balle.
Evitato come la peste, sopra e sotto. È pur vero che è grande due terzi dell’Italia e praticamente non ci sta nessuno, meno di un milione di abitanti, ridicolo, però è pur sempre lo stato del monte Rushmore e del favoloso parco delle Badlands. Ma evidentemente ad Amtrak non piace peggnente.