minidiario scritto un po’ così di una scampagnata inglese: sei, scampagnata per davvero oggi, credo di essermi di nuovo innamorato degli inglesi, luoghi vicini alla perfezione

Da Salisbury a Bath è un tiro di schioppo inglese verso nord, per cui vien da sé, vado. O come dicono loro, a un lancio di sasso, a stone’s throw away. Se c’è un posto che fin dal nome si capisce che fa, beh questo è Bath: è l’unica sorgente termale di Inghilterra, l’acqua sgorga a novantacinque gradi, fahrenheit direi visto che non mi sono scorticato a toccarla, anzi, ed è circondata da colline dalle quali scende invece una cospicua quantità di acqua fredda da ogni dove. In mezzo, l’Avon, fiumone importante e mille rivoli da ogni parte. Se solo così fosse, la città si chiamerebbe Waterqualcosa, con l’aggettivo a seguire, invece si chiama Bath perché certi chiamati romanes, appassionatissimi di acqua calda come si sa, vi costruirono delle terme. Che esistono ancora oggi, si possono visitare e l’acqua fuma ancora come allora. Un edificio vittoriano, rispettoso devo dire, ne ricostruisce le forme originali sopra quel che rimane ed è ben riuscito, ne accoglie le vasche e le piscine con le differenti funzioni, palestre, calidarium, frigidarium e così via. Il tetto della vasca principale non esiste più da millenni, ragion per cui le acque, che sgorgano trasparenti, diventano verdi al sole a causa di un’alga che, evidentemente, sta benone nell’acqua a trentacinque gradi. Chi non lo starebbe? A questo punto che faccio? Non cadauno almeno una foto? Sarebbe cattiveria, eccola.

Western Daily Mail, previsioni: “Tempo previsto: caldo secco, con temperature in diminuzione, umido e possibili piovaschi”, ovvero il possibile clima di ogni giorno dell’anno, notte e giorno, natale e festivi. Ahah. E infatti così è: piove quattordici volte al giorno, poi esce il sole e il tempo di prendere la macchina fotografica piove di nuovo. Metto via, sole. Esco la mattina presto perché ho una camminatona da fare per le colline che coronano Bath, senza però saltare il rito di una Full English prima, cioè quella colazione con bacon e fagioli e salsiccia che garantisce l’apporto minimo giornaliero di proteine e son già bravo che non ci bevo il gin insieme. Salgo per le colline che sono ancora avvolte di bruma, vedo il mio fiato. Mi aspetto da un momento all’altro di veder spuntare gli occhi di brace del mastino di Baskerville, in fin dei conti i Doyle stavano poco piu a sud di qui, nella New Forest (che New non è affatto). Il qui è il Somerset ed è una delle contee che più risponde all’idea che abbiamo della campagna inglese. E non è idea, è realtà.

Il solito momento Marconi che scopro le cose: chiunque celebra le Cotswold, figuriamoci, arrivo io. D’altronde l’architettura paesaggistica l’hanno inventata qui, dico solo Lancelot Brown, detto Capability per via della sua abitudine di dire al cliente che il terreno aveva great capabilities. Sono i paesaggi di Constable, incappo in un ponte palladiano alla Inigo Jones, una torre in rovina, pare di essere in un documentario, scoiattoli a bizzeffe, ruscelletti e persone che salutano sorridendo. O piaccio a tutti, e tenderei a escluderlo ma se così fosse mi fermo qui istantaneamente, oppure son quasi tutti gentili e cordiali. Oh, dio, non so se ce la faccio, non sono mica abituato, troppo tutto insieme. Non so, almeno a casa vi picchiate? Un po’?

Ieri sera quando sono arrivato all’albergo, una bella casotta inglese con le stanze tutte storte e il bagno in corridoio, mi ha accolto Rycroft, che è anche il gestore del pub al piano terra. Siccome per uscire si deve passare da lì, ovvio che poi una birretta uno se la fa. Ma poi non vuoi far due chiacchiere e berne una seconda? E poi io mi dimentico quel che volevo fare. Comunque, Rycroft, che è chiaramente il quarto fratello Holmes, quello ancora più intelligente del più intelligente, mi ha invitato a mangiare qualcosa, visto che fanno anche cucina fino alle otto. D’accordo, resta solo un tavolo da quattro e gli esprimo il mio rammarico per fargli perdere tre coperti. Da noi funziona così, a Firenze se sei da solo non ti danno nemmeno un tavolo da due. Rycroft mi guarda senza capire bene cosa stia dicendo e mi fa: “Meglio, così magari qualcuno si siederà con te, non è una bella occasione?”. Madonna, ma no, non è possibile. Eddai, non potete vivere mica così meglio di noi, non è possibile, e no. No. Così non va bene.

La mia vicina di camera è la contrabbassista o violoncellista, non ho capito e non stava bene chiedere di nuovo, di Nora Jones, ieri sera hanno suonato al Forum, che è dove andrò io tra poco per sentire Merchant, ancora. Eh, lo so, a maggio quando ha annunciato il tour ero così in visibilio che uno non bastava. La mia cameretta è a cinque minuti a piedi dal posto, Rycroft qui sotto mi aspetta col pub aperto al mio ritorno, beh, che chiedere di più nel mio piccolo?


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