Per carità, subire una rapina non è bello ed è lecito cercare di evitare di rimetterci le penne. Ma, per citare il Gramellini di oggi, «se insegui i rapinatori ad arma sguainata (peraltro illegalmente detenuta) mentre sono ormai usciti dalla tua gioielleria, non è legittima difesa. Se spari cinque colpi all’interno dell’auto in cui si sono rifugiati, non è legittima difesa. Se insegui uno dei banditi già ferito a morte mentre cerca di scappare e, vedendolo cadere a terra, lo prendi a calci in testa e alla schiena, poi gli punti addosso la pistola ormai scarica (ma tu non lo sai) e premi ancora il grilletto, non è legittima difesa».
Il gioielliere cuneese Mario Roggero, autore di tutto quanto qua sopra ovvero l’omicidio di due banditi, non solo continua pervicacemente a difendere sé stesso ma da oggi si rivolge al suo nuovo santo patrono: «mi rivolgerò a Vannacci» dice lo stolto insipiente.
Bene, così da oggi i disgraziati possono smettere di inviare preci a Frate Asino, San Giuseppe da Copertino che aveva il cervello così leggero da volare, patrono degli studenti che nulla nulla sanno e che possono ormai sperare solo nella scienza infusa, e rivolgersi al patrono generale. Anzi, ora il patrono capo di stato maggiore delle forze operative terrestri in aspettativa per ragioni familiari. Ora pro eis.