in questo paese non si va mai al punto

Il signor Di Maio paragona Renzi a Pinochet, solo che sbaglia paese e scrive ‘Venezuela’ invece che ‘Cile’. Poi si corregge.

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La rete, a questo punto, si scatena e avanti con le parodie e le prese per il culo. Anche qui, io che non voglio certo essere da meno di un titolare di profilo facebook qualunque, e fedele alle mie funzioni di servizio, fornisco prontamente comoda cartina per distinguere:

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D’accordo, il ragazzo è ignorante, siamo soddisfatti. O no?
Io no, perché va bene che Renzi può non risultare simpatico, va bene che si può essere in disaccordo con l’operato del governo, va bene fare l’opposizione incisiva, va tutto bene, ma paragonare Renzi a Pinochet, santoddio, no, non va bene. Il paragone è agghiacciante, per il semplice fatto che dimostra che Di Maio non ha idea di chi fosse davvero Pinochet: non certo un dittatorucolo da Repubblica di Bananas ma un feroce e spietato assassino criminale senza la minima coscienza o morale. Che cazzo, no. Almeno per amore della Storia, con la esse maiuscola (ma anche con la minuscola), almeno per rispetto dei morti e dei vivi, almeno per amor di realtà.

Perché è una stronzata, sul serio, che ci si mobiliti tutti perché ha scritto ‘Venezuela‘ invece di ‘Cile‘, e giù a dargli dell’ignorante (sai poi da quale cattedra), e nessuno si indigni per quello che ha veramente detto: ovvero ha paragonato il capo di governo democratico, di una nazione democratica, una repubblica, a uno dei peggiori dittatori del ventesimo secolo, dimostrando per l’ennesima volta ignoranza, questa sì, ma non per aver sbagliato la citazione del paese.
Che cazzo, in questo paese non si va mai al punto.

Per tutti questi motivi non mi trovo del tutto d’accordo con l’amaca di oggi di Michele Serra ma la riporto lo stesso, a memoria futura (e perché comunque dice anche parecchie cose che condivido):

STAVO per scrivere un’Amaca contro l’intervento arrogante dell’ambasciatore Usa quando ho letto, tutte in fila, le reazioni della politica italiana. Si va da Di Maio che paragona Renzi a Pinochet (uno che ha fatto torturare e uccidere migliaia di persone), a Salvini che dice che a votare Sì saranno solo massoni, banchieri e poteri forti (quali?! ce li dicano una buona volta, con nomi e cognomi!) e invoca Trump, al fascista Gasparri che inneggia a Putin (viva il Kgb!) contro Obama, a Brunetta che esige l’intervento del Quirinale. L’unica reazione che riesce a essere polemica rimanendo nei termini della logica è quella di Bersani, che dio ce lo conservi nei secoli.
Il mio problema è questo, e mi sento in dovere di riportarlo ai lettori con la massima sincerità: dopo una vita a tifare per l’opposizione e a diffidare dei governanti, il livello della presente opposizione italiana mi fa sentire pericolosamente incline a sorvolare sulle colpe del governo (che sono tante). Piuttosto che essere governato da uno come Di Maio, che non sa niente ma se la tira come se sapesse tutto, sopporto, anche se non la supporto, Maria Elena Boschi.
Bisognerebbe — lo so — tendere sempre al meglio e non al meno peggio. Ma ho ancora l’età per rifiutare con tutte le mie forze il peggio (Salvini, Gasparri); e non ho più l’età, scusate tanto, per credere che il meglio abbia le forme ridicole e assurde del “web che governa”, e in attesa di farlo confonde (Di Maio) il Cile con il Venezuela. E studiare un po’?
Michele Serra

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