Alfa Romeo presenta la nuova auto, «Milano», una specie di piccolo, diciamo, SUV elettrico o ibrido.
Il ministro delle Imprese e del Made in Italy interviene prontamente in difesa dell’italianità e dice che un’auto che si chiama «Milano» non può essere prodotta da un’altra parte che non sia Milano, altrimenti si inganna il consumatore. Si chiama «Italian Sounding», che ridere, e Adolfo Urso, è il ministro, lunga carriera fin dal Fronte attraverso Fini e ministeri berlusconiani, alla notizia che Alfa decide di cambiare nome all’auto sostiene trionfante sia una luminosa vittoria del made in Italy e, quindi, in definitiva sua. Bravo. Chissà dove producevano la Escort.
Ribattezzano l’auto «Junior» e, nonostante il ministero sapesse del nome fino da dicembre e nulla avesse adombrato fino alla presentazione, Alfa decide di non agire legalmente contro il Governo per danno di immagine. Urso, tronfio: «Credo sia una buona notizia, che giunge proprio nella giornata del made in Italy che esalta il lavoro, l’impresa, la tipicità e la peculiarità del prodotto italiano che tutti ci invidiano nel mondo», crede, mentre qui fuori si stenta a svolgere il filo logico, se uno ce n’è.
Comunque, nemmeno «Junior» va bene, lo diciamo: in West Virginia c’è una città che si chiama così ed è evidente che l’Alfa non produca là la sua auto. È forse meno sbagliato ingannare il cittadino westvirginiano pur non avendo lui, sfortunato, l’eccellenza italiana dentro e attorno a sé? Sì, forse lo è.