Lo stesso giorno, pur di non andare in piazza della Loggia a Brescia, il, lo, la presidente del consiglio mette in piedi una baggianata a Caivano in cui un centro sportivo che tra sei mesi sarà deserto e desolato si erge a baluardo dello Stato contro l’assenza dello stesso Stato nelle periferie del paese. Il parroco in estasi celebra il governo, che è lì però con un altro intento: il trappolone a De Luca. In favore di video, prontamente diffuso, il, lo, la presidente del consiglio si presenta al presidente di regione riferendosi all’epiteto ricevuto mesi fa: «Presidente De Luca, quella stronza della Meloni. Come sta?». La bella notizia inaspettata è che il, lo, la presidente del consiglio non è una persona rancorosa che ha covato per mesi il desiderio di rivincita. De Luca non è pronto, chi lo sarebbe?, e non ha la risposta lì per lì. Che a pensarci poi sarebbe stata splendida: «Sì, l’ho riconosciuta».
Ah, le risposte pronte, le battute fulminanti lì per lì, che sogno averle. Che capacità. Poi, certo poi, vengono le risposte giuste ed è ancora più frustrante, era così ovvio, così facile. Dopo. Ma dopo, cosa che peraltro De Luca ha fatto, tutto è disinnescato, l’effetto è svanito, non ha per nulla una portata paragonabile. Per esempio, come non citare la puntata di Seinfeld sui gamberetti e la telefonata del mare, 8×13? Già, che rammarico, avere le belle risposte dopo. O, almeno, credere di averle.