Dopo le europee, le elezioni politiche in diversi paesi europei, con la Francia domani, il panorama dei paesi meno ostili politicamente è in evoluzione. Se, appunto, Francia e Germania mostrano preoccupanti segni di orbanismo, e Ungheria, Italia, Paesi Bassi per dire tra i peggiori restano lì nelle paludi dove sono, ce ne sono altri che prendono pieghe diverse. La Polacchia, per esempio, che già da mesi ha svoltato, per loro e per fortuna nostra nell’UE, verso panorami più luminosi; la Gran Bretagna dopo quattordici anni ha liquidato i miserevoli conservatori e ha optato per una piena e chiara svolta progressista, a macerie ormai dappertutto.
Ora posso tornare con una certa convinzione e starci con soddisfazione, sperando che Starmer sappia il fatto suo come sembra.
Tra i paesi che hanno preso una piega sensata, aspettare per vedere ma comunque meglio dei maledetti reazionari oscurantisti, la sopresa Iran: dopo la fortunata morte di Raisi a maggio, il medico progressista Massoud Pezeshkian ha vinto le elezioni, sconfiggendo l’orrendo conservatore Saeed Jalili. Intendiamoci, si parla dell’Iran, non è che uno faccia quel che vuole. La Repubblica Islamica dell’Iran è un’accidenti di teocrazia in cui comanda tutto la Guida Suprema Ali Khamenei, politica, religione, molto militari e sicurezza, oltre ad avere dalla propria le Guardie Rivoluzionarie, forzona militare dell’accidenti anche loro. E per presentarsi alle elezioni bisogna comunque andare bene a questi, il Consiglio dei guardiani, composto da 12 membri, sei religiosi e sei giuristi, figuriamoci, esaminano i candidati e hanno comunque approvato Pezeshkian, eliminandone prima, attenzione!, 74. Quindi non è che uno adesso possa togliere Khomeini dalle aule di scuola, così debbotto.
Però è un approccio nuovo, non cambieranno gli obbiettivi, almeno ufficialmente, ma cambieranno i modi per evitare la tensione continua con l’Occidente e con i paesi mediorientali, si spera, soprattutto con quei rompicoglioni degli israeliani. Mostafa Khoshcheshm, professore alla Fars Media Faculty di Teheran, ha detto ad Al Jazeera: «Dal punto di vista strategico la politica estera dell’Iran rimarrà la stessa, ma dal punto di vista tattico potrebbe essere diversa. Andrà nella stessa direzione, ma con un’intensità e un ritmo che potrebbero essere diversi».
Comunque, grande vittoria: il dottor Massoud Pezeshkian ha ottenuto il 53,3 per cento, circa 16,3 milioni di voti, battendo l’ultraconservatore niente-di-niente Jalili, 13,5 milioni di voti (44 per cento circa). Il che conferma, specie dopo le proteste dei mesi scorsi e dal 2022, che il regime conserva il potere solo con una feroce repressione e che i giorni, per quanti siano, sono contati. Da qui ad andarci a vivere ne passa ma considero la cosa, e la tentazione si fa più forte per ogni sieg heil di fratelli d’italia o per ogni sparata di quell’altro, vedi l’aeroporto intitolato al babbione, per ogni voto olandese dal 1973 a oggi.