Ovviamente tra passato e futuro o tra due martelli di bronzo.
Sulla torre dell’orologio in piazza san Marco a Venezia, in cima, ci sono due statue di bronzo raffiguranti due pastori che battono con un martello le ore su una grande campana.
Il motivo è ricorrente in parecchie città dominate da Venezia. In questo caso, le statue sono chiamate mori di Venezia per il loro colore bruno e, sebbene paiano identiche, in realtà una ha la barba e l’altra no.
Questo perché una rappresenta un vecchio e l’altra un giovane. Ma non basta, ecco il bello: il moro vecchio batte le ore due minuti prima dell’ora esatta, ed è il passato, il moro giovane invece picchia due minuti dopo l’ora precisa, per rappresentare il tempo che verrà. E il presente, quella fissazione dell’ora tonda, non lo batte nessuno, si sentono il prima e il dopo, che dopo non è più perché ti giri un secondo ed ecco che è un prima. Ma poi dopo di che? Che cosa stupenda.
A fianco degli orologi rinascimentali, esisteva la figura del temperatore, o moderatore, che di fatto era un manutentore che provvedeva alla regolazione di pesi e contrappesi, della lubrificazione degli ingranaggi, al perfetto funzionamento del meccanismo. Spesso, come nel caso della torre di Venezia, all’interno vi era un’abitazione nella quale il temperatore viveva, così da essere sempre pronto alla bisogna. L’appartamento della torre di Venezia, che tale è perché sviluppato su tre piani con ambienti di soggiorno e di lavoro, esiste dal 1499, anno di entrata in servizio del primo temperatore. Dopo trentatre temperatori e quattrocentonovantanove anni, l’ultimo di essi, Alberto Peratoner, venne mandato in pensione perché dopo l’ultimo restauro venne installato un meccanismo automatico di ricarica. E così il 30 marzo 1998 l’ultimo temperatore chiuse la porta e lasciò l’orologio incustodito, dopo cinque secoli. Qui alcune fotografie scattate da Peratoner. Vedi il presente? Svanito.