Due giorni fa era il giorno, IL giorno. Quello in cui il sole entra nel tempio di Abu Simbel e illumina il volto del sovrano Ramses II e poi quello di Amon e quello di Ra. Ptah no, essendo la divinità che ha a che fare con il regno dei morti e delle tenebre, lui resta in ombra a sinistra.
Che civiltà, che tecnica, che raffinatezze. Il raggio di sole che entra nel tempio, ovvero dicendola più sofisticata l’allineamento solare, avviene due volte all’anno. Dal 1968, quando il tempio fu smontato e spostato circa 210 metri più indietro e 65 metri più in alto, per salvarlo dall’innalzarsi delle acque del lago Nasser dovuto alla costruzione della diga di Asswan, l’allineamento avviene sfasato di un giorno, avendo gli ingegneri comunque preservato l’orientamento rispetto agli astri e al sole, il 22 febbraio e il 22 ottobre.
L’Egitto, nonostante Al-Sisi, la dittatura teocratico-militare, le condizioni di povertà fuori dal bacino del fiume, tutto quel che si voglia, resta uno dei viaggi della vita, da fare una volta almeno. Lo consiglio a tutti, è rivelatore di quanto ampio sia il nostro debito nei confronti di quella civiltà evoluta – a scuola ci portano ai greci e lì ci fermiamo, colpevolmente – ed è appassionante per bellezza e complessità della cultura egizia e delle sue espressioni evolute. Magari, se possibile, il viaggio, farlo con alcuni crismi, navigando sul fiume con imbarcazione appropriata e non proprio con uno dei tanti mangifici galleggianti. Se possibile, ecco.