minidiario scritto un po’ così al di là de «il discendente»: cinque, piove e il gatto eccome se si muove, sì, ma che hanno fatto per noi?

A un certo punto tuona. Poi ancora e vien su un gran grigio. E poi diluvia, eccome se diluvia. In realtà non è che la cosa sia rara, tutt’altro, sono io che mi rendo conto che non so nulla delle zone desertiche e come funzionino. Per esempio, suppongo che non piova mai ed è invece vero il contrario. Mamdouh mi spiega la differenza, ovvia a saperlo, tra zone aride e zone desertiche. Già. Osservando le rocce e le striature ovunque, oltre alle cisterne nabatee, le vasche di raccolta secondo pendenza, si capisce che piova, e pure spesso e ancor più spesso improvvisamente e a carattere di nubifragio. Siamo pur sempre vicino a un mare, Mediterraneo, e a un altro, Rosso. Il che, intendo la pioggia, spiega peraltro come accidenti ci siano abitazioni nel niente niente. Nel 1963 ventidue turisti francesi morirono intrappolati in una grotta di Petra, due anni fa le forze dell’ordine evacuarono millesettecento turisti in pochi minuti a fronte di fiumi di fango improvvisi. Io però sono alla cittadella di Amman, quindi in alto, e sono seduto al bar a prendere un caffè, quindi tutto quello che devo fare è sedermi all’interno e contemplare. Facile.

Amman è una cittadona senza confine, fino all’Ottocento era un modesto villaggio, oggi oltre che capitale un inurbamento di oltre cento chilometri di raggio. Con un grande passato, però, fondata dagli Ammoniti, ricostruita dai Tolomei che le diedero il nome poi durato nel tempo, Philadelphia, sì, proprio così, poi eccetera eccetera, tutta la sfilza di passaggi e dominii. La cittadella, ovvero una delle colline della città, la più centrale, mostra i segni di ogni passaggio, dalla chiesa poi moschea omayyade alla statua di Ercole di oltre tredici metri alle abitazioni ottomane. Poi, dopo la grandezza, conobbe la decadenza fino a divenire un villaggetto da niente e poi, in un secolo, una città tentacolare, in cui i tre piani per legge poi diventarono quattro e poi cinque e poi cominciarono a contarli solo dal livello della strada e poco importava se gli altri dieci piani scendevano lungo la collina.

E questo perché? Inurbazione? Profughi? Sì, certo, dalla Siria, per fare un esempio, ne arrivarono ottocentomila tutti in una volta. Ma anche per demografia matta, non ho conosciuto nessuno che avesse meno di quattro figli in questo giro, dal tassista al dirigente politico. E sei fratelli, almeno. Ad Amman c’è l’ospedale di Medici senza frontiere più importante di tutta la zona, proprio perché la Giordania raccoglie i profughi e i feriti da tutto il medio oriente. E soprattutto dallo Yemen, adesso, in cui una guerra civile disastrosa infiamma la regione da più di dieci anni, coinvolgendo nove stati sunniti contro quelli sciiti, bombardamenti aerei inclusi. Nell’ospedale di Medici senza frontiere curano chiunque arrivi, un ferito è un ferito, non chiedono nemmeno l’identità, ci sono state alcune puntate di Cecilia Sala recentemente sul punto. Ed è, credo, l’unico atteggiamento possibile in una zona del mondo in cui il Fronte di liberazione palestinese è in conflitto con il Fronte di liberazione della Palestina.

Vado a Jerash, Gerasa una volta Antiochia sul fiume d’oro e così qualche altro nome dell’antichità che va a posto, per quel che durerà. L’Antiochia sull’Oronte è invece in Siria ed è quella la più nota, capitale dei seleucidi. Mai una volta che a scuola ci abbiano fatto vedere una mappa, eh? Va bene, ma cos’hanno fatto i Romani per noi? Uhm, gli acquedotti, l’igiene, le strade, le fognature, l’irrigazione, l’istruzione, il vino, le terme pubbliche, la sicurezza e la salute pubblica. Va bene, ma a parte l’igiene, la medicina, l’istruzione, il vino, l’ordine pubblico, le fognature, l’irrigazione, le strade, il sistema di acqua potabile e la sanità pubblica, cosa hanno davvero fatto i Romani per noi? Jerash è una delle città romane più imponenti e sontuose che io abbia mai visto, due teatri, tre decumani maggiori allineati, un foro ellittico che solo forse Palmira, colonne in granito rosso d’Egitto che solo Roma si poteva permettere, quadrivi monumentali, templi con dentro altro templi con dentro altri templi. Sì, ma quindi? Niente, non hanno fatto niente per noi. Sembra una battuta ma è così, il sentimento generale è che tutto provenga da qui e, in effetti, in parte è anche vero, provenendovi un bel pezzo di civiltà umana. Però, insomma, moderazione e realismo, dai. Il superbonus è nostro.

Difficile arrivare a un punto, qui. La Giordania stessa è un paese palestinese legato a doppio filo a Israele, poco lontano da qui ci sono le basi americane e francesi e inglesi che vanno in appoggio quando serve, oggi c’è stata la prima incursione in Iran, per quanto terrestre, e a molti tocca abbozzare. Pare che Ragna regina di Giordagna sia a Parigi da due mesi e che il re mediti di fare lo stesso, abdicando. Per quanto l’erede sia stato definito nei modi più svariati da coloro che hanno risposto alle mie domande, da good guy a totally jerk con tutte le tenui sfumature che ci sono in mezzo, le relazioni non cambieranno e la tanto sospirata unità dei popoli arabi non ci sarà. Perché il Fronte di liberazione palestinese farebbe volentieri la pelle al Fronte di liberazione della Palestina ben prima che a Israele.


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