Dopo la foto dei miliardari nerds allineati all’incoronazione di Trump, prosegue l’appecoronamento delle aziende tecnologiche americane al nuovo presidente, nel desiderio di assecondarlo in ogni modo e mostrarsi compiacenti a ogni suo volere. Anche i più sconclusionati, tra cui si annovera il ribattezzamento del Golfo del Messico in Golfo d’America. Le maggiori aziende produttrici di mappe online, ormai le uniche mappe disponibili o quasi, quando avrò a tiro una mappa cartacea del golfo guarderò, si stanno adeguando: Google per prima, inizialmente solo per gli USA – il che avrebbe avuto pure senso – e poi anche per il resto del mondo.


E così anche per noi, sebbene tra parentesi, il toponimo è cambiato. Molto non bene. Oggi si è adeguata anche Apple, altro colosso con proprie mappe, ed ecco il Gulf of America, prossimamente – è questione di giorni – con diffusione planetaria.

Openstreetmap al momento non registra la cosa per il semplice fatto che non indica i nomi delle acque.
Non è, ovviamente, per la cosa in sé, per quanto fastidiosa. Inquieta la rapidità con cui, aziende che durante l’amministrazione Biden avevano chiaramente preso una posizione inclusiva e progressista, esse si sono prontamente riallineate, mostrando palese sudditanza nei confronti della nuova classe dirigente. Va da sé che preoccupa per eventuali richieste ben più significative, come per esempio – il tema è di assoluta attualità – i dati sensibili che queste compagnie conservano e che dovrebbero proteggere. Peraltro, aziende che, come Google ed Apple, avevano fin dalla loro fondazione uno scopo altruistico e di diffusione della conoscenza e degli strumenti, vedi come vanno le cose? Erano altri tempi, altro internet, altra consapevolezza, altre persone, altre aziende. Il motto della fondazione di Google, tra l’altro, era proprio Don’t be evil, figurarsi.
Ovviamente c’è chi poi si sbizzarrisce.


Per fortuna?