Un disco ampiamente sottovalutato, dico io, è The National Health dei Maxïmo Park.
Uscito tre anni dopo l’ottimo Quicken the Heart (2009), non ha colpito più di tanto l’immaginario dei fans, me compreso: ascoltato e messo via. Poi, come a volte capita, mi è capitato di nuovo tra le mani e, fortuna!, l’ho capito. The National Health, The Undercurrents, Write This Down, Wolf Among Men, Until the Earth Would Open (sopra tutte) per dirne cinque, tutti ottimi pezzi. Non sarà il loro disco migliore ma io consiglio: recuperare. E consiglio di non dare ascolto a quei matti di OndaRock cui si deve essere inceppato il traduttore recensionedellaminchia-italiano:
«Post-punk al giulebbe per nuovi hipster dal ruolo poco chiaro: da una parte esercizi nuovi (la lezione retronuevo dei Pains Of Being Pure At Heart?) o reinventati (l’olografia degli Smiths) dall’altra impotenti episodi muscolari. Di fatto è un loffio concept politico, come lo reciterebbe Miss Universo, ma – è ovvio – importa di più notare verve e accelerazione, rimembranze del periodo d’oro, e un trasporto che appartiene alle sfumature crepuscolari di Paul Smith».
Eh? Ma perdavero? A OndaRock gli è rimasto acceso il Polygen…