La notizia ha alcuni giorni: l’amministrazione comunale di Braunau am Inn, paese natale di Hitler, dopo svarianti tentativi di acquisto andati a vuoto, ha deciso di espropriare la casa natale del führer per poi abbatterla, così da non lasciare luoghi utili agli appassionati e nostalgici per le loro riunioni commemorative.
Superata la prima sorpresa per un qualsiasi austriaco che intraprende un’iniziativa antinazista (non sono sarcastico: l’anima austriaca all’interno del nazismo è sempre stata potentissima, da Hitler a Kaltenbrunner passando per una quasi entusiastica adesione all’Anschluss, per approdare poi a Kurt Waldheim), mi sono fermato a pensare: in fin dei conti la casa natale dovrebbe avere un’importanza relativa, visto che nessuna delle gesta che hanno reso Hitler quello che è stato si è compiuta lì (a parte delle energiche colazioni, ma forse nemmeno, vista la costituzione); piuttosto, gli edifici a Monaco, a Berlino, il nido d’aquila, che so che altro, insomma i luoghi di azione effettiva. E invece no – o meglio non solo – la casa natale per-noi-genere-umano riveste sempre grandissima importanza, perché tutto lì è cominciato e si è formato.
Ora non voglio sfociare nella psicologia da minimarket, per carità, mi colpisce solo l’importanza che diamo ai luoghi natii, rispetto ai luoghi dove poi, effettivamente, sono accadute le cose.