La ferrovia Napoli-Portici fu la prima ferrovia italiana, inaugurata nel 1839: a doppio binario (ci sono linee in Sicilia, oggi, che ne hanno uno solo), andava da Napoli alla stazione di Portici-Ercolano, per una lunghezza complessiva di 7,25 chilometri.
La ferrovia faceva parte di un piano più ampio: infatti, nel 1842 fu prolungata fino a Castellammare e nel 1844 fu completata la prosecuzione per Pompei, Angri, Pagani e Nocera Inferiore.
Dal 1843, il Reale Opificio Borbonico di Pietrarsa, sulla linea ferroviaria all’attuale stazione di Pietrarsa-San Giorgio a Cremano, fu parzialmente e poi totalmente convertito alla «costruzione delle locomotive, nonché delle riparazioni e dei bisogni per le locomotive stesse, degli accessori dei carri e dei wagons che percorreranno la nuova strada ferrata Napoli-Capua». Carri e wagons che erano pressappoco così:
Poi, con l’Unità d’Italia prima e poi con l’abbandono progressivo della trazione a vapore, le Officine di Pietrarsa persero pian piano di importanza, fino alla chiusura definitiva del 1975. Nel 1989, fu inaugurato il Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa proprio nei capannoni delle Officine, con locomotive a vapore, locomotive elettriche trifase, locomotive a corrente continua, locomotori diesel, elettromotrici, automotrici e carrozze passeggeri in esposizione.
Poi il Museo ebbe svariate traversie, siamo in Italia, no?, venne chiuso, poi riaperto nel 2007 e ora, finalmente, ristrutturato e riaperto qualche giorno fa, il 31.
Ecco alcune immagini, bellissime (le foto sono di Riccardo Siano), che fanno proprio voglia – a me, almeno – di andarci.
E poi il gioiello: il vagone reale, Savoia prima e presidenziale poi, una piccola Versailles su ruote che suscitava persino l’invidia dello Zar.
Il sito del museo. Spero, davvero, che stavolta sia la volta buona.