E poi Giancarlo Neri, scultore napoletano con un sito davvero bellissimo, prese sei tonnellate di acciaio e mille libbre di legno e costruì The Writer, il tavolone con seggiola di oltre nove metri: un tributo alla solitudine dello scrittore e al blocco che, tavolta, sopravviene.
La sculturona è stata per alcuni mesi a Londra nel 2005, a Hampstead Heath, e poi a Roma. Alcuni senzatetto, ma la cosa non è troppo confermata, sostengono di averla usata come casa per alcuni mesi. Poi è finita nel parco di Monza, donata da un’industriona farmaceutica.
Cercando di capirne un po’ di più il senso, leggo le parole di chi parrebbe saperne molto: «Annulla i limiti imposti dagli spazi espositivi e si inserisce armoniosamente in luoghi di frequentazione quotidiana, instaurando un legame profondo con la natura circostante così da generare la poesia del surreale mediante quella chiave che inverte il modo di leggere la quotidianità e che è comprensibile a tutti. La questione delle dimensioni rimane fondamentale poiché riporta il dibattito sull’importanza della funzione dell’arte pubblica, fuori dai musei e dalle mostre e che eroga quotidianamente una sua piccola quantità di messaggi: questa è la funzione delle installazioni oggi». Certo. Un testo illuminante che si trova dappertutto, chissà chi ne è l’autore. Le dimensioni contano, capisco benissimo. A me, infatti, le cose grandone piacciono molto anche se me ne sfugge il senso.
La sediona è visibile anche da satellite, qui la mappa.