«L’ironia è una dichiarazione di dignità. È l’affermazione della superiorità dell’essere umano su quello che gli capita.»
Romain Gary
Molti anni fa avevo un fidanzato, il che non è esattamente una notizia. In realtà non era neanche esattamente un fidanzato, almeno non in senso tradizionale: erano già anni di precariato diffuso, quindi diciamo che era piuttosto un fidanzato interinale, ecco. Comunque era molto simpatico, ma aveva un difetto: ignorava la puntualità, o meglio ignorava proprio il concetto di tempo, almeno nel senso di orario. La frase «Passo a prenderti alle nove» voleva dire che si sarebbe palesato in un momento imprecisabile a partire dalle nove, e se dimenticavi di chiedergli «Di stasera o di domattina?» era un problema tuo. Mio, cioè.
Una sera dovevamo andare a cena da amici che abitavano fuori Milano e quindi l’accordo era che sarebbe passato da me intorno alle sette. Resa scaltra dall’esperienza (anche se su una parete della mia casa campeggiava la frase di Satie «L’esperienza è una forma di paralisi»), verso le otto ho fatto uno spuntino, dopodiché ho cominciato, con molta calma, a prepararmi. Alle nove e mezza ho dato un’occhiata fuori dalla finestra, metti che si fosse guastato il citofono (i cellulari non esistevano ancora, ma trovare un telefono pubblico funzionante era difficile esattamente come oggi). Alle dieci, lievemente alterata, ho chiamato una mia amica. Alle dieci e trentacinque ho cominciato a pensare che potesse avere avuto un incidente. Alle undici e venti ho optato per un incidente mortale: meglio per lui, tanto se fosse sopravvissuto l’avrei finito io a mani nude. Alle undici e quaranta è suonato il citofono. A quel punto non so cosa mi sia preso, fatto sta che con voce briosa e appena incrinata da un accenno di senso di colpa ho risposto: «Oddio, scusami, non sono ancora pronta, mi dai cinque minuti?».
Non so descrivere la sensazione che ho provato in quel momento, ma me la ricordo benissimo: una gioia pura, fisica, quasi infantile, e insieme un senso di interezza, perfino di orgoglio. E quando molti anni dopo ho incontrato la straordinaria definizione di Romain Gary, ho capito che l’ironia ha davvero a che fare con la dignità, con la consapevolezza di poter avere la meglio sulla vita, o almeno di poterla vedere da un altro punto di vista. E dunque, forse, prima o poi, perfino di cambiarla.
Da Lella Costa, Come una specie di sorriso.