Scalfari, padre eterno della Repubblica e leader eterno del giornale (fine delle prese per il culo, c’è già chi ci pensa abbondantemente), dopo numerosi editoriali chilometrici è passato a un livello superiore: l’intervista a sé stesso, in cui spazia tra gli argomenti più disparati.
Va bene, in fondo è libero di far quel che vuole e di vessare i suoi giornalisti finché non lo mettono su un Intercity che va lontano, e io sono parimenti libero di non leggerlo. Cosa che infatti non ho fatto, ho solo individuato un passaggio che mi interessa. Eccolo (Z è Zurlino, l’intervistatore sé stesso, E è ovviamente il grande Eugenio scritto tutto con il suo proprio font):
Z: E il rock?
E: Per me non esiste. È solo ritmo senza alcuna melodia. Nella vera musica jazz c’è il ritmo, volume del suono, melodia. È musica, una parte della grande musica. Ma poi c’è una musica completamente diversa e di grande e più elevata importanza, operistica e sinfonica. I grandi di questa Musica sono a volte compositori, a volte direttori d’orchestra, cantanti e specialisti di vari strumenti detti appunto “solisti” e voci di diverso volume femminile e maschile. Ognuna di queste figure compone la grande Musica e naturalmente con essi e anzi prima di essi ci sono compositori dei testi musicali, Rossini, Donizetti, Verdi, Puccini, Bellini.
D’accordo, ha detto «per me», ma la frase dopo è lapidaria, troppo, abbiamo litigato per molto meno. Ti lascio ai tuoi ponteggi soliloquosi e mi riprendo per me il rock, tutto, alla facciazza tua.
Me l’immagino, l’Eugenio, che fa le voci diverse e si cambia pure di sedia.
Vieni nonno, vieni. Hai preso la pastiglietta?
Lasciam stare poi le considerazioni sul rock.
Un mio amico saprebbe L.ui come apostrofarlo.