È ormai quasi finita, ma la stagione delle Clarks (simil-) è tra le mie preferite.
Raccontava l’imprenditore che fece fortuna importando le Clarks dall’Inghilterra che all’inizio non le voleva nessuno. Nessuno proprio. Poi ne mandò un paio in regalo a Pasolini che, per caso, le mise in non so quale trasmissione. Dal giorno dopo, erano le scarpe della sinistra, e gli ordini cominciarono a fioccare. E giù giù fino a me.
Mi piace quando escono dal letargo estivo in tutti i colori possibili, dura qualche settimana ma mi piace quando succede. Poi io le prendo lo stesso grigie o blu, ovviamente tarocche.
Mi è sempre stato peraltro oscuro come delle scarpe qualificate (nell’originale) come “Desert Boots”, siano considerate invernali. Sarà per lo scamoscino, ma io d’inverno, ho sempre sofferto, indossandole di geloni ai piedi. Per non dire di quando pioveva.
Io penso siano considerate autunnali (la mia foto, infatti, è antecedente al 21 dicembre), ma il collegamento con il deserto, come ben dici, resta insoluto. La pioggia, poi, è la morte loro: se bagnate pensantemente cambiano proprio forma e addio scarpe, se uno vuol mantenere un’apparenza.