In questi giorni avrebbe compiuto settantun anni, se ovviamente fosse ancora tra noi. Ampiamente superiore al figlio dal punto di vista musicale, i suoi dischi sono pieni di gran canzoni pensate e suonate in un modo che oggi non si usa più, che attualmente sa un po’ di antico e sorpassato, di un lirismo persino esagerato. Non era così vent’anni fa, quando i suoi dischi li ho consumati e gliene sono ancora, davvero, grato. Per cui oggi celebro:
Tra i suoi dischi, i miei preferiti: Tim Buckley (1966), Goodbye and hello (1967), Happy sad (1969) e il meno riconosciuto Greetings from L.A. (1972).