In una pagina imprecisata (ho letto l’ebook) del suo America perduta. In viaggio attraverso gli Usa (orig.: The lost continent), al capitolo 11, Bill Bryson scrive:
Mi stavo dirigendo verso il Booker T. Washington National Monument, una piantagione vicino a Roanoke, dove Booker T. Washington era cresciuto. Un grand’uomo: schiavo, in seguito liberato e autodidatta, si dedicò all’insegnamento, fondò il Tuskegee Institute in Alabama, il primo college per neri in America.
E fin qui tutto bene. Poi prosegue di seguito:
Non ancora contento del suo operato, terminò la sua carriera come musicista soul, mietendo, negli anni Sessanta, una serie di grossi successi musicali con la casa discografica Stax del gruppo MGs. Come già detto, un grand’uomo.
No, momento: no. Il primo è Booker T. Washington, educatore, scrittore e oratore, morto nel 1915 (i Sessanta erano da venire, eccome). Il secondo, invece, con cui Bryson si confonde, è Booker T. Jones, nato nel 1944, lui sì uomo di punta della Stax e di certo mai schiavo.
Entrambi grandi uomini, certamente, per motivi piuttosto diversi.
Il libro di Bryson, comunque, è molto divertente, come tutti i suoi, e si legge volentieri. Ora provo a scrivergli, chissà mai. Nel frattempo, un grandissimo classico di Booker T. Jones, per chi vuole.